C’è aria di diluvio nei libri
che guardano al futuro

La storia dell’Arca di Noè torna ne «I figli del diluvio» (Nn editore) di Lydia Millet in una forma moderna e originale. L’autrice ha ottenuto un master in politica ambientale e dal 1999 - oltre a scrivere romanzi - lavora per il Center for Biological Diversity.

Nel romanzo racconta i cambiamenti climatici da un punto di vista inedito, con un tocco singolare, a tratti fiabesco. Sceglie lo sguardo degli adolescenti per comporre una delicata distopia. Disegna con tratti allegorici il ritratto crudo di una società fragile, avviata verso l’autodistruzione.

Le stesse atmosfere post-apocalittiche si ritrovano ne «L’anno del diluvio» di Margaret Atwood, in nuova edizione (Ponte alle Grazie), che ragiona sulle possibili conseguenze di una fede assoluta nella scienza.

Frammenti della storia dell’arca di Noè riaffiorano anche nel thriller di Michel Bussi «Tutto ciò che è sulla Terra morirà» (E/o). Il giovane scienziato Zak Ikabi cerca elementi di realtà che si nascondono nel racconto biblico del diluvio, coinvolgendo in un inaspettato turbine di segreti, indagini e inseguimenti la collega Cecile Serval, che studia, appunto, lo scioglimento dei ghiacci. Dietro l’avventura si nasconde una riflessione più ampia e profonda sul rapporto tra uomo e natura.

Si rivolge infine ai piccoli «Ci sarà una volta?» (Corraini) di Paola Momentè, realizzato con il patrocinio di Legambiente. Dal lupo cattivo ai tre orsi di Riccioli d’oro, i personaggi delle fiabe classiche sono costretti a fare i conti con i cambiamenti del clima: nel bosco, per esempio, non ci sono più alberi.

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