Il piacere di leggere / Bergamo Città
Lunedì 01 Dicembre 2025
Espinosa, nel dolore una via che apre all’immaginazione
«Ama il tuo caos, ama la tua diversità, ama ciò che ti rende unico. E ricorda che, se credi, crei». Ci sono entusiasmo, slancio, coraggio nel prologo di «Ama il tuo caos» (Rizzoli) di Albert Espinosa, autore, regista, sceneggiatore, ingegnere e soprattutto narratore dell’anima. Lo stesso che con «Braccialetti rossi» ha insegnato a grandi e piccoli a guardare la fragilità non come un difetto, ma come un dono. In questo racconto, illustrato in modo tenero e sensibile da Vero Navarro, Espinosa intreccia la poesia della semplicità e la profondità delle grandi domande che abitano ogni età, anche quella dei bambini.
La sinossi di «Ama il tuo caos»
La storia comincia con Daniel, sette anni, una gamba perduta e un dono speciale: ciò che disegna sul suo quaderno magicamente appare proprio lì, accanto a lui. Così Daniel impara a trasformare il dolore in immaginazione, la ferita in gioco, la perdita in possibilità. Un’elica lo fa volare, un aquilone lo porta alle stelle, una spada sfoga la sua rabbia, un palloncino lo fa ridere fino a toccare il cielo. È in questo universo colorato che Espinosa conduce i lettori per spingerli a credere nella forza creativa del caos. «Ama il tuo caos» è un libro che accarezza. Lo si legge in un respiro, ma lascia dentro un’eco lunga, la sensazione di una verità gentile: che tutto ciò che pensiamo di dover nascondere - dolori, mancanze e ferite - è in realtà ciò che ci rende vivi, diversi e autentici. «Credere e creare hanno solo due lettere di differenza», scrive l’autore, e in quella somi-glianza linguistica c’è l’essenza del suo messaggio: la fede in se stessi come primo atto creativo, il sogno come forma d’amore verso la propria storia.
Il «caos» di Espinosa non è confusione, ma un punto d’origine: materia primordiale da cui nascono mille meraviglie. È quel groviglio di emozioni, paure e desideri che l’infanzia custodisce con naturalezza e che gli adulti, spesso, dimenti-cano di abbracciare. Per questo il libro parla a tutti, bambini, adolescenti, adulti che hanno smesso di sognare o che stanno imparando di nuovo a farlo. Dentro il tono lieve, quasi fiabesco, vibra una riflessione profonda: accettarsi nel dolore, trovare grazia nelle crepe, rendere «una meravigliosa avventura» perfino la morte, come Espinosa stesso, soprav-vissuto al cancro, continua a insegnare con umiltà e stupore. Forse il senso ultimo del libro è tutto nella preghiera che chiude una delle pagine più toccanti: «Magari tutti potesse-ro trovare i propri sonagli gialli, in grado di aiutarli a risolvere i problemi con i loro cervelli supplementari». Espinosa ci invita a scoprirli, i nostri sonagli - piccoli strumenti di gioia nascosti nel caos -, e a farli suonare, ogni volta che la vita ci chiede di ricominciare.
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