Montagna e Resistenza nella parabola di Delmastro

LETTO PER VOI. Roberta Mori, responsabile ricerca del Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino, racconta Sandro Delmastro in una densa, ricca e importante biografia storica, «Svegliarsi adulti» (Einaudi).

È successo nonostante tutto all’improvviso, che un’intera generazione dovette in ogni caso svegliarsi adulta, nonostante la durata della guerra e la permanenza ventennale della dittatura fascista, ad un certo punto la chiamata è stata obbligata, bisognava esserci sapendo che in quell’esserci si sarebbe potuto rischiare tutto, anche la vita. E così avvenne per uno di quelli che possono essere definiti i figli migliori dell’Italia, un componente di quella meglio gioventù che prese parte con coraggio alla Resistenza. Si tratta di Sandro Delmastro, che ora Roberta Mori - responsabile ricerca del Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino - racconta in una densa, ricca e importante biografia storica, «Svegliarsi adulti» (Einaudi).

Riscoprire la vicenda di Sandro Delmastro è utile per comprendere quanto sia necessario - al netto di tutto, delle difficoltà dei singoli come di una comunità - svegliarsi una mattina finalmente adulti e affrontare la vita con coraggio e tenerezza

Chi è Sandro Delmastro

Sandro Delmastro in quei pochi anni di vita che gli furono concessi dalla sorte - nacque nel 1917 a Torino e morì il 3 aprile del 1944 per mano di un fascista della banda «Ettore Muti» - seppe in un certo senso attraversare molte vite restando nella memoria di uno dei suoi migliori amici e sodali, Primo Levi, che arrivò a ritrarlo in due suoi racconti, in Ferro contenuto ne «Il sistema periodico» e sotto il nome di Carlo, nel racconto «La carne dell’orso». Delmastro fu alpinista insieme a Primo Levi, con cui condivideva la passione per la montagna, e al tempo stesso ufficiale di Marina, ma certamente è nel rapporto con la montagna che si sostanzia una relazione amicale che fu intima, di crescita e maturità per entrambi. Scrive Primo Levi: «Vedere Sandro in montagna riconciliava col mondo, e faceva dimenticare l’incubo che gravava sull’Europa. Era il suo luogo, quello per cui era fatto, come le marmotte di cui imitava il fischio e il grifo: in montagna diventava felice, di una felicità silenziosa e contagiosa, come una luce che si accenda».

La vita personale e gli eventi storici

La vicenda esistenziale di Delmastro è fondamentale per capire prima ancora che gli eventi storici in sé, come questi maturarono e all’interno di quale visione esistenziale e politica si posero quelle figure resistenziali apicali, come fu quella di Delmastro. Il lavoro di scavo di Roberta Mori ritrae un’idea di Paese - probabilmente minoritaria ancora oggi - che seppe però imporsi attraverso una visione democratica e inclusiva, colta e al tempo stesso segnata da una felicità di fondo che nemmeno l’orrore fascista seppe cancellare. Riscoprire la vicenda di Sandro Delmastro è utile per comprendere quanto sia necessario - al netto di tutto, delle difficoltà dei singoli come di una comunità - svegliarsi una mattina finalmente adulti e affrontare la vita con coraggio e tenerezza.

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