
(Foto di Sergio Agazzi)
RECORD. Tra giovedì e venerdì 17 parti (due gemellari). La media è di 11. L’aumento dovuto anche alla sospensione del punto nascita di Ponte. Il direttore Carnelli: «Picco importante che ha messo alla prova il nostro personale».
La maratona ha un ritmo scandito dai primi vagiti, dalle lacrime di gioia, dall’emozione di un abbraccio. Il traguardo è il più importante e suggestivo: una nuova vita che viene alla luce. Di sala parto in sala parto, quasi senza sosta, a cavallo tra la giornata di giovedì e quella di venerdì il «Papa Giovanni» ha contato 17 parti nel giro ventiquattr’ore, di cui due gemellari, per un totale di 19 bebè. Un raggio di sole filtra così tra le nebbie dell’inverno demografico: e se è vero che una rondine non fa primavera, è al tempo stesso evidente una congiuntura favorevole, visto che in media l’ospedale di Bergamo viaggerebbe attorno agli 11 parti giornalieri (4.073 quelli registrati nel 2024). Curiosità: in questa ventata di bebè hanno prevalso nettamente i maschi, ben 13, contro le sole 6 femmine.
Oltre le statistiche c’è la fotografia di una macchina operativa complessa, che da quasi un anno si trova ad affrontare – nonostante il noto trend della denatalità – un aumento delle nascite, anche per via dello stop del punto nascita del Policlinico San Pietro. «Quest’ultima giornata ha registrato un picco importante – osserva Marco Carnelli, direttore dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia del “Papa Giovanni” -: un evento importante perché richiede di offrire un’assistenza adeguata alle partorienti, in termini di ostetriche e anestesiste e disponibilità della sala parto». L’«evento nascita» è il punto di arrivo di un percorso intenso, sia dal punto di vista emotivo ma anche dell’organizzazione sanitaria, e che si completa di più servizi: «Il percorso nascita prevede non solo il momento del parto – prosegue Carnelli –, ma si completa dei servizi ambulatoriali dedicati alle patologie della gravidanza. Per le gravidanze a basso rischio ostetrico, l’ospedale e il territorio offrono un servizio che permette un’assistenza personalizzata della gravidanza, del parto e del puerperio, con la preparazione, il sostegno allattamento e le visite domiciliari, in raccordo con i consultori di Borgo Palazzo e Villa d’Almè.
Vi sono poi i percorsi dedicati al medio e all’alto rischio ostetrico, con attenzione alla paziente diabetica, ipertesa, con patologie o prematurità, anche grazie alla presenza della terapia intensiva neonatale». Da questa prospettiva, l’aspetto sanitario s’intreccia a quella sociale. I mutamenti della natalità portano ad attenzioni specifiche: se rispetto al passato si è alzata l’età media delle neomamme, ad esempio, allora «è aumentata la complessità della gravidanza – rileva Carnelli –. Sono più diffuse le patologie della gravidanza, l’ipertensione, il diabete, le gravidanze da procreazione medicalmente assistita, l’induzione al parto».
Fondamentale è il gioco di squadra, con un’attenzione alla persona – anzi alle persone: madre e figlio, ma anche il padre – nella sua interezza. «L’équipe è molto organizzata anche per far fronte a picchi di nascite – osserva Patrizia Ghilardi, responsabile, per la Direzione delle professioni sanitarie e sociali, del Dipartimento materno infantile e pediatrico e del Percorso nascita – e sviluppa momenti formativi teorici e pratici sul campo per garantire la competenza e la sicurezza. Il parto è un evento sanitario, sì, ma anche familiare e sociale, e noi lavoriamo per garantire un’esperienza di benessere e qualità. È un momento caratterizzato dal grande impatto emotivo: l’attenzione nei primi momenti dopo il parto, che possono essere anche critici, vede un presidio importante da parte del nostro personale, che prosegue poi attraverso i servizi territoriali nei mesi successivi».
Anche per via della «geografia» dei punti nascite in terra bergamasca, il «Papa Giovanni» mantiene numeri elevati – stabilmente tra le prime 5 strutture d’Italia – per quanto riguarda i parti. «Abbiamo una sostanziale stabilità – spiega Carnelli -, con una leggera controtendenza rispetto al calo che si registra a livello nazionale o regionale. Nell’ultimo periodo accogliamo anche pazienti dall’Isola (anche per via della chiusura del punto nascita di Ponte San Pietro, ndr)».
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