Il figlio morì sul lavoro: a Solza i genitori finanziano un monumento ai Caduti

LA CERIMONIA. Matteo Regazzi morì nel 2018. Mamma Valeria: «Questa è la nostra voce e anche quella di chi non può più parlare». Il sindaco: «Il lavoro deve essere fondato sulla sicurezza».

«Quest’opera è memoria e accusa. Nessun lavoro vale una vita. Nessun profitto giustifica una morte. Chi si ferma qui deve sentire il peso di ogni nome non scritto, di ogni vita interrotta». Sono le parole incise sulla targa del nuovo monumento ai Caduti sul lavoro di Solza, inaugurato domenica 2 novembre, in occasione del 4 Novembre, in via Foglieni.

«Il dolore non ha voce, ma può avere forma»

Un segno semplice ma potente, voluto e donato al paese da Valeria e Mario Regazzi, genitori di Matteo, giovane solzese morto nel 2018 in un incidente sul lavoro. «Abbiamo voluto offrire questo monumento non solo per nostro figlio – ha detto Valeria – ma per tutte le persone che sul lavoro hanno perso la vita. Dietro ogni tragedia ci sono storie, famiglie, vuoti incolmabili. Il dolore non ha voce, ma può avere forma. Questo monumento è la nostra voce e anche quella di chi non può più parlare».

Rappresentati i settori più esposti al rischio

L’opera, progettata dall’architetto Cristina Ortolani, è composto da sette travi verticali in acciaio a rappresentare i settori più esposti al rischio: edilizia, agricoltura, sanità, trasporti, manifattura, pesca e industria mineraria. Alla base, un ingranaggio metallico evoca la macchina del lavoro, insieme motore di progresso e ingranaggio che può schiacciare la fragilità umana. Un elmetto e alcuni attrezzi da lavoro deposti sul basamento ricordano la quotidianità interrotta di chi non è più tornato a casa. E nessun nome: solo ferro e memoria.

L’intervento del sindaco

Alla cerimonia erano presenti il sindaco Simone Biffi, il consigliere regionale Ivan Rota, il delegato provinciale Massimiliano Serra, il presidente provinciale dell’Anmil Gianpaolo Maccarini e i rappresentanti sindacali Luca Nieri (Cisl), Gianfranco Salvi (Uil) e Angelo Chiari (Cgil). Il sindaco ha ricordato che «ogni giorno in Italia tre persone muoiono semplicemente per svolgere il proprio dovere: non è tollerabile». Poi ha citato l’articolo 1 della Costituzione: «L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma il lavoro deve essere fondato sulla sicurezza».

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