Cronaca / Isola e Valle San Martino
Lunedì 22 Settembre 2025
Omicidio di Sharon, lo psichiatra Biza: «È stato un delitto fatto per il piacere di compierlo» - I video
IL PROCESSO. La relazione psichiatrica secondo cui Moussa Sangare era capace di intendere e di volere la notte del 30 luglio 2024 è stata discussa alla presenza dei consulenti delle parti. Lo psichiatra Massimo Biza: «Equiparabile a un omicidio sadico».
Era capace di intendere e di volere, Moussa Sangare, la notte del 30 luglio 2024 in cui è stata uccisa Sharon Verzeni mentre passeggiava nel centro di Terno d’Isola. Lo ha stabilito Giuseppina Paulillo, direttrice dell’Unità operativa complessa «Residenze psichiatriche e psicopatologia forense» dell’Ausl (Azienda unità sanitaria locale) di Parma, cui la Corte d’assise di Bergamo presieduta da Patrizia Ingrascì il 18 marzo scorso aveva affidato l’incarico nell’ambito del processo in corso per l’omicidio della barista 33enne.
Il commento dell'avvocato Giacomo Maj, difensore di Moussa Sangare
La relazione è stata presentata lo scorso agosto e nell’udienza del 22 settembre è stata discussa alla presenza dei consulenti delle parti: Sergio Monchieri per la Procura; Massimo Biza per le parti civili con l’avvocato Luigi Scudieri; Alessandro Calvo per la difesa, che aveva già avuto modo di contestare gli esiti e la metodologia della perizia psichiatrica effettuata durante il processo per i maltrattamenti.
Dall’ammissione alla dichiarazione di innocenza
L’imputato è il trentenne nato a Milano da genitori maliani, che nell’immediatezza dell’arresto aveva ammesso le proprie responsabilità, ma che si era poi presentato alla prima udienza del dibattimento proclamandosi innocente. A luglio era stato giudicato capace di intendere e di volere anche dalla psichiatra Valentina Stanga, nominata perito dal gup Maria Beatrice Parati nel corso del processo in abbreviato per i maltrattamenti ai danni della sorella e della madre conclusosi con una condanna in primo grado a tre anni e 8 mesi.
«Narcisista, ma capace di intendere»
La dottoressa Paulillo aveva individuato nell’imputato un disturbo misto di personalità di tipo narcisistico e antisociale e un disturbo da uso di cannabinoidi. Ma questi disturbi, conclude la psichiatra, non sono andati a influire sulla comprensione della realtà. Non sono stati ravvisati disturbi della percezione né sintomi di comportamenti deliranti. Nella relazione Sangare è descritto come un soggetto alla ricerca di esperienze eccitanti e adrenaliniche, poco propenso a prendere in considerazione le conseguenza per sé e per gli altri e con difficoltà nell’adattarsi alle norme sociali. Un tipo anaffettivo, considerazione confermata da Monchieri e Biza.
«Sharon non è mai stata chiamata per nome, ma solo “donna”»
Sangare, è il sunto della relazione, non ha mostrato rimorsi per quello che ha fatto. «In otto ore di colloquio non ha mai manifestato rincrescimento nè sensi di colpa - ha sottolineato in aula lunedì 22 settembre Paulillo -. Sharon non è mai stata chiamata per nome, ma solo “donna”». E ribadisce come ad agosto: «Quella sera Sangare era alla ricerca di qualcosa che lo eccitasse, gli desse una scarica di adrenalina, un qualcosa di mai provato prima».
«Sangare, è il sunto della relazione, non ha mostrato sensi di colpa né rimorsi per quello che ha fatto»
Davanti ai carabinieri e al pm Emanuele Marchisio, che erano riusciti ad arrestarlo dopo un mese di indagini, aveva ammesso le proprie responsabilità. Ma il 18 marzo scorso in aula aveva ritrattato, spiegando che contro di lui non c’erano prove, che era solo un testimone, fuggito per paura dopo quello a cui aveva assistito. Si era tagliato i capelli e aveva gettato gli indumenti che quella sera indossava, è stata la versione che ha offerto ai giudici, perché aveva timore che quello che secondo lui è il vero assassino potesse rintracciarlo e metterlo a tacere. La confessione, aveva raccontato, era il frutto delle pressioni degli inquirenti.
Sulla perizia in aula lunedì è intervenuto anche Massimo Biza, psichiatra della parte civile: «Questo è stato un delitto fatto per il piacere di compierlo, equiparabile a un omicidio sadico. Sangare voleva provare un’emozione forte, ponendosi di fronte al fatto di essere in grado di fare una cosa grave». E Biza continua: «Il fatto che avesse scartato prima di Sharon delle altre vittime, dimostra una lucidità terrificante» spiega lo psichiatra che nella sua consulenza parla di «malvagità».
Sia Biza sia Monchieri hanno ritenuto superflui gli accertamenti e ulteriori esami richiesti da Alessandro Calvo, psicologo e consulente della difesa: secondo quest’ultimo il disturbo della personalità sarebbe «idoneo a compromettere la capacità di intendere e volere».
In aula il fidanzato e il papà
«Sospettavamo già fosse capace di intendere e volere, il nostro perito lo ha confermato. Il dolore resta: non proviamo rancore ma grande dolore» sono le parole del papà di Sharon Verzeni, in aula lunedì 22 settembre a Bergamo. Con lui anche il fidanzato della ragazza.
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