Ponte San Michele, tra 7 anni chiuso. Terzi: prioritario, si lavora per l’alternativa

INFRASTRUTTURE. Il ponte tra Calusco e Paderno d’Adda entro il 2030 andrà in pensione, almeno per quanto riguarda il passaggio di treni e veicoli a motore. L’assessore regionale alle Infrastrutture: «Prima dell'estate capiremo i costi». Leggi l’approfondimento su L’Eco di Bergamo di venerdì 19 maggio.

Se ci dobbiamo basare sui tempi usuali di realizzazione delle opere pubbliche in Italia, qualche brivido è più che giustificato. Ma in questo caso «non c’è possibilità di discussione, ce la dobbiamo fare», dice l’assessore regionale alle Infrastrutture, Claudia Terzi. Il ponte San Michele, tra Calusco e Paderno d’Adda, infatti, di alternative non ne ha. Terzi lo sa bene, e ha già avuto più interlocuzioni sul tema anche con il Ministero delle Infrastrutture, «dalla prima riunione con Salvini, dieci giorni dopo che si era insediato, fino a poche settimane fa, in un incontro a Roma in cui abbiamo parlato dei temi infrastrutturali lombardi. Abbiamo sempre messo il ponte come prioritario, la situazione è stata colta».

Niente proroghe

La bella opera ottocentesca che unisce le due sponde dell’Adda, dichiarata monumentale nel 1980, entro il 2030 andrà in pensione, almeno per quel che riguarda il passaggio di treni e veicoli a motore. Da questo termine non si potrà sgarrare: «L’ultima manutenzione è costata più di 20 milioni di euro – ricorda Terzi – e Rfi ha già detto che non si parla di altre proroghe». Attualmente è proprio Rete Ferroviaria italiana ad avere in mano il «pallino», lavorando alla progettazione preliminare dei due ponti futuri. Quello ferroviario, per cui sono già allocati 90 milioni di euro, e quello stradale, che invece non è ad oggi finanziato. «La prima progettazione di massima permetterà di quantificare le spese – rileva Terzi –. Se servono 90 milioni per il ponte ferroviario, l’altro di certo non costerà meno, ma è necessaria una quantificazione più precisa. Prima dell’estate la avremo».

Strada provinciale

La strada che passa attualmente sul San Michele è provinciale, divisa a metà tra Lecco e Bergamo. «Le Province – ricorda Terzi – hanno da subito dichiarato l’impossibilità per loro di realizzare il ponte stradale e, in maniera collaborativa, hanno anche avanzato la necessità di ragionare sulla successiva manutenzione e gestione». L’obiettivo sarebbe arrivare in qualche modo a un intervento dello Stato. Anche nella sua visita a Bergamo di fine gennaio, il ministro Salvini aveva mostrato di avere presente la questione. Certo ci sarà da sciogliere anche tutta una parte burocratica, «ma che in questo caso è sostanziale» sul «chi fa cosa», sia per quel che riguarda le successive fasi della progettazione, sia per la realizzazione.

«È un lavoro che procede parallelo al recupero dei fondi – spiega l’assessore –. Ci siamo confrontati anche con Anas, che però non può intervenire su strade che non sono sue, bisogna trovare il modo. Reperire i soldi è il primo passo importante, nel frattempo cerchiamo di risolvere le questioni formali. Non ci incastreremo su questo, sarebbe folle».

Nel tempo si è parlato di diverse possibilità su dove far passare i nuovi ponti, ma Terzi chiarisce: «Ormai è sdoganata l’ipotesi che vede la realizzazione delle nuove infrastrutture a sud del San Michele. Il ponte ferroviario e quello stradale dovranno essere il meno impattanti possibile e coordinati nelle caratteristiche architettoniche. L’indicazione della Soprintendenza è che vengano realizzati il più possibile vicini all’attuale San Michele, così da interrompere solo una volta il cono visuale su quella meravigliosa zona dell’Adda».

Il futuro è ciclopedonale

Dal lato di Paderno sono state più volte sollevate contrarietà alla realizzazione di un ponte stradale che produca ancora attraversamento di traffico nel territorio del paese. Ma Terzi evidenzia che «tutte le ipotesi sono state vagliate per efficacia e sostenibilità ambientale, e questa è risultata la migliore. C’è la massima disponibilità a ragionare con il Comune di Paderno su come evitare che il traffico di attraversamento, che comunque già c’è, continui a essere un problema. Ma questo non può essere un motivo per procrastinare la decisione. Gli studi sul traffico prevedono un aumento contenuto, certo il cambiamento sarà dato dalla possibilità di passaggio dei mezzi pesanti, a fronte delle limitazioni che invece il San Michele ha da anni. Ma il nuovo ponte potrebbe anzi diventare l’occasione per studiare come risolvere i problemi di traffico di attraversamento che Paderno ha da tempo». Dal lato caluschese la preoccupazione è minore: il Comune, grazie anche a fondi regionali, ha già in realizzazione (per il secondo lotto si prevedono lavori dall’autunno) una variante, la cosiddetta tangenziale Sud, per evitare che il traffico passi nel centro abitato. «Semmai ci sarebbe da realizzare un’opera di connessione tra questa variantina e la nuova strada del ponte», osserva Terzi. La richiesta dei Comuni è che il San Michele, alla fine di questo percorso, rimanga comunque fruibile con una modalità «dolce», che sarà ciclopedonale.

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