Cure oncologiche, l’ospedale si «allea» con la San Francesco

La sinergia. L’accordo tra «Papa Giovanni» e Casa di cura per la presa in carico di pazienti in regime di day hospital: in media sono 10-12 gli accessi giornalieri.

Cresce la richiesta di prestazioni mediche legate ai malati oncologici e l’ospedale «Papa Giovanni XXIII» da qualche tempo non riesce più a reggere il ritmo degli accessi giornalieri per le cure chemioterapiche. È nato così, da questa esigenza, l’accordo sottoscritto lo scorso autunno con la Casa di cura San Francesco per la presa in carico di una quindicina di pazienti al massimo al giorno (in regime di day hospital), che proseguiranno in clinica le cure iniziate all’ospedale, in continuità con il loro percorso terapeutico e con tempistiche accelerate. Il tutto grazie a una stretta collaborazione tra il personale medico delle due strutture sanitarie.

La sperimentazione è partita a settembre e già oggi sono 10-12 gli accessi medi giornalieri alla San Francesco. Le due strutture non sono nuove a forme di collaborazione, che risalgono al periodo pre-Covid e che proprio durante la pandemia si sono ulteriormente rafforzate. «L’ospedale ha problemi di spazi –dice il direttore generale Maria Beatrice Stasi – e questa collaborazione dà una risposta intelligente, permettendoci di curare tutti coloro che si rivolgono al Papa Giovanni. Grazie al lavoro congiunto dei medici e delle direzioni sanitarie delle due strutture, assicuriamo ai nostri pazienti la stessa qualità dei servizi e delle prestazioni. Parliamo di un esempio di collaborazione tra pubblico e privato, dove ognuno si mette al servizio dell’altro, dando così un valore più profondo al termine di “sussidiarietà”».

Un’ulteriore «prova di sinergia», l’ha definita il direttore sanitario del «Papa Giovanni», Fabio Pezzoli, «che rafforza il rapporto già ottimale con la San Francesco, che già esisteva anche per altri aspetti legati al ricovero di pazienti acuti e subacuti». Ogni anno al «Papa Giovanni» accedono 1.400 nuovi malati oncologici; quelli in cura attualmente sono circa un migliaio. Tra controlli e terapie, gli accessi al giorno sono 150, di questi una sessantina per le cure in day hospital, su una capacità di 50. Da qui la necessità di avvalersi di una collaborazione esterna. «Il fatto di essere gestito dalla San Francesco non preclude al paziente l’accesso a tutte le competenze specialistiche necessarie fornite dal “Papa Giovanni” - puntualizza Carlo Tondini, direttore dell’Unità di Oncologia medica e del Cancer Center -. La qualità del personale medico della San Francesco è altissima e in più tutti i loro medici partecipano, insieme ai nostri, ai gruppi multidisciplinari».

Per reggere i ritmi della nuova collaborazione, la San Francesco ha assunto due oncologi e tre infermieri che seguono il day hospital oncologico, e ha accreditato l’oncologia ambulatoriale terapeutica nell’ambito dell’Unità di Medicina: «Ci siamo dotati anche degli stessi sistemi informativi del Papa Giovanni – spiega il direttore sanitario Silvia Bignamini – e questo ha permesso di realizzare una serie di attività in sicurezza, anche in tempi più rapidi».

L’attività alla San Francesco prevede infusioni di terapie in regime «Mac» da lunedì a venerdì; ogni giorno 1-2 posti letto dell’Unità di Medicina sono dedicati ad eventuali ricoveri ordinari dei pazienti oncologici in carico al servizio. Nel corso del 2023 la clinica sarà in grado di seguire non solo il flusso di pazienti concordati con l’Oncologia del «Papa Giovanni», ma anche di accettare nuovi pazienti che accederanno direttamente alla Casa di cura. «Con i medici dell’ospedale c’è piena collaborazione – conferma Antonello Quadri, direttore dell’Unità operativa di Oncologia della San Francesco -. Attualmente abbiamo una dozzina di accessi al giorno e circa 90 pazienti in carico. In caso di necessità abbiamo anche la possibilità di ricoverarli». La sinergia con l’Unità di Oncologia del «Papa Giovanni XXIII» permette di condividere anche i protocolli di terapia: all’interno della farmacia dell’ospedale – grazie alla presenza di uno stesso programma informatico che permette una condivisione in tempo reale dei dati dei pazienti – avviene la preparazione fisica delle chemioterapie. «Abbiamo cercato di definire al meglio il percorso – spiega Michela Franzin, responsabile della Farmacia del “Papa Giovanni” –. Le richieste vengono presentate al “Papa Giovanni” il cui personale, collegato da remoto, procede con la fase di allestimento. I preparati vengono consegnati tutti i pomeriggi perché siano disponibili la mattina successiva».

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