
Allarme violenza sulle donne, l’appello: «Vittime, trovate la forza di denunciare»
L’INTERVISTA. «Codice rosso», i dati parlano di 67 casi in due settimane. Parla Cinzia Mancadori, responsabile dei centri antiviolenza della Cooperativa Sirio di Treviglio: «Donne, non abbiate paura».
«È importante, come sta accadendo nella nostra provincia, che le situazioni di rischio vengano tempestivamente prese in considerazione dai carabinieri, dalla polizia di Stato e dalla Procura. E che le donne, quindi, non abbiano timore a denunciare le violenze delle quali sono vittime». A ribadirlo con forza è Cinzia Mancadori, responsabile dei centri antiviolenza della Cooperativa Sirio di Treviglio e da anni in campo su questo fronte, a fianco delle donne che hanno subito violenza e hanno intrapreso un percorso di rinascita proprio attraverso le strutture che le accolgono.
La Bergamasca sta registrando un’impennata di casi da «codice rosso». Nelle ultime due settimane i carabinieri di tutta la provincia sono infatti intervenuti in ben 67 casi di violenza di genere, 44 a seguito di telefonate delle vittime o degli altri familiari al 112 e 23 a seguito di denunce sporte dalle stesse vittime. Non solo. In 65 casi su 67 l’Arma ha inoltre avviato il relativo procedimento penale nei confronti dl presunto responsabile del maltrattamento. Non da ultimo, il fatto che la metà dei casi – 34 su 67 – si è registrato nella zona della Bassa, le cui caserme hanno accolto 11 delle 23 denunce-querele e dove i carabinieri sono intervenuti con le pattuglie a seguito di 23 chiamate al 112.
Mancadori, i dati parlano di ben 67 interventi da parte dei carabinieri nelle ultime due settimane: c’è da preoccuparsi?
«Sono dati che confermano l’impegno dell’Arma dei carabinieri e della Procura della Repubblica nel dare attenzione alle situazioni di violenza nei confronti delle donne, valutando tempestivamente le situazioni per garantire protezione e sicurezza nei confronti delle vittime».
Ormai è fondamentale, dunque, la tempestività.
«Sicuramente e le forze dell’ordine sanno sempre di più leggere le situazioni che si trovano di fronte, rilevarne la gravità in tempi molto stretti, grazie alla loro profonda preparazione, e offrendo tutti gli elementi utili ai magistrati della Procura perché possano così adottare le forme di tutela appropriate alle situazioni circostanziali di ciascun caso».
Ciascun caso che è differente dagli altri, ma che vede le vittime sempre più attente nel denunciare quanto accade loro, rispetto al passato.
«Sì, gli stessi interventi portati a termine, infatti, non solo proteggono le vittime, ma sono da esempio per le donne che ancora si trovano in una situazione di violenza perché possano anche loro trovare la forza di denunciare e di chiedere aiuto».
Spesso ora le denunce arrivano non solo direttamente dalle vittime, ma anche da cittadini che sono a conoscenza del fenomeno: un aspetto indubbiamente positivo?
«L’emersione del fenomeno è proporzionale alla capacità e alla professionalità di presa in carico delle situazioni e di una condanna culturale del fenomeno stesso. Ne è dimostrazione il fatto che tanti interventi sono richiesti da terzi, cittadine e cittadini che non voltano la faccia altrove, ma che utilizzano le norme in essere per dare aiuto, mostrando in questo modo una encomiabile coscienza civile».
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