Commozione per l’addio alla mamma uccisa a Treviglio. Il parroco: «Da questa tragedia impariamo a prenderci più cura gli uni degli altri»

La basilica di San Martino piena di gente per l’ultimo saluto a Manuela Guerini. Monsignor Donghi: «Ciascuno di noi è oggetto dell’attenzione di Dio» ha detto rivolgendosi a chi era presente e chi non ha potuto esserlo.

Una basilica di San Martino gremita di gente (pur nel rispetto delle regole di distanziamento anti Covid) ha accolto nel pomeriggio di sabato 19 agosto il feretro di Manuela Guerini nel giorno dell’ultimo saluto all’impiegata 43enne uccisa la vigilia di Ferragosto con una coltellata dalla figlia minorenne al culmine di una lite avvenuta in casa.

Il feretro è giunto nel luogo di culto a Treviglio intorno alle 15.30 proveniente direttamente dalla camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo .

Nei primi banchi la mamma Bruna e il fratello Mirko Guerini giunti poco prima della funzione religiosa insieme agli altri componenti della famiglia . Presenti anche il sindaco di Treviglio, Juri Imeri, e la vicesindaco Pinuccia Zoccoli Prandina.

«Questo è un giorno pieno di tristezza. Tante volte, in questi giorni, ci siamo domandati come sia potuto accadere ? La televisione ogni tanto riporta fatti drammatici simili a questo… ma ci sembrano così lontani, così impossibili che possano accadere nella nostra Città, nella nostra famiglia - ha ricordato il parroco, monsignor Norberto Donghi -. È il mistero del male che ci presenta la sua faccia più tremenda, più oscura ed incomprensibile».

«Il nostro cuore agitato, dubbioso, disperato… oggi si sente dire: non turbarti. Io ti comprendo. Io sono con te – ha detto monsignor Donghi facendo riferimento alle Letture - . Che senso avrebbe ritrovarci oggi davanti alla morte di Manuela, davanti al gesto sconsiderato che l’ha uccisa, se non avessimo questa certezza: la misericordia del Signore è più grande di ogni male, più potente della morte».

«Ciascuno di noi - noi che siamo qui ma anche coloro che non sono qui o non possono essere qui - ciascuno di noi è oggetto dell’attenzione di Dio» ha dichiarato monsignor Donghi.

«Un’esperienza così drammatica non può, non deve passare senza insegnarci qualcosa. Se da questa esperienza di dolore ciascuno di noi decidesse di essere più attento, più vigliante su se stesso, più capace di dominare il proprio istinto… sarebbe una gran cosa... Facciamo sì che questo momento che stiamo vivendo possa farci crescere almeno un po’. Impariamo ad essere un po’ più attenti gli uni degli altri . Impariamo ad alzare lo sguardo su coloro che il Signore ci ha messo accanto . A guardare i nostri famigliari, i nostri amici e parenti, i nostri vicini di casa con più serietà, con più attenzione».

Al termine della cerimonia funebre il rito della sepoltura al cimitero di Treviglio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA