Pontirolo, una protesi con la ruota per Juga: la boxer torna a camminare
LA STORIA. Amputata di una zampa a causa di un osteosarcoma, la cagnolona di quasi dieci anni ha ritrovato equilibrio e mobilità grazie a una protesi su misura realizzata con tecnologie avanzate.
Una nuova possibilità di movimento e di vita per Juga, boxer di quasi dieci anni, che dopo l’amputazione di una zampa a causa di una grave malattia ha potuto tornare a camminare grazie a una protesi realizzata su misura. La storia arriva da Pontirolo e racconta di una battaglia difficile, affrontata con coraggio da una famiglia e dalla loro cagnolina.
La malattia
«Ho preso Juga da un allevamento in provincia di Treviso quando aveva appena tre mesi – racconta il proprietario Giuseppe Cavalieri –. È sempre stata una cagnolona vivace, giocherellona, amante delle passeggiate insieme agli altri due cani che vivono con noi». Verso la fine dell’estate, però, qualcosa è cambiato: una zoppia sempre più evidente ha spinto la famiglia a rivolgersi a una clinica veterinaria. Gli accertamenti, tra cui una radiografia, hanno fatto emergere il sospetto di un osteosarcoma.
Nel giro di pochi giorni, dopo una Tac total body e una biopsia, la diagnosi è stata confermata. Il 19 settembre Juga è stata sottoposta all’amputazione della zampa, unica strada possibile per contrastare l’avanzare del tumore. «È stata una scelta dolorosa ma necessaria – spiega Cavalieri –. Ci è stata anche consigliata una terapia chemioterapica di supporto».
La protesi
Dopo l’intervento, la decisione di aiutare Juga a recuperare una postura corretta e a muoversi senza sovraccaricare le altre zampe. La famiglia si è così rivolta all’Officina Ortopedica Maria Adelaide di Torino, specializzata in protesi ad alta tecnologia. Grazie a una scansione con luce strutturata, è stata realizzata una protesi personalizzata, con la stessa tecnologia utilizzata per gli esseri umani. «Juga si è adattata subito – spiega Roberto Ariagno, direttore dell’Officina –. È sempre emozionante vedere quanta voglia di vivere e di giocare abbiano questi pazienti speciali».
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