Tentarono di investire un rivale a Romano di Lombardia: «È stato un gesto involontario»

LE INDAGINI. Due giovani sono stati sottoposti a divieto di avvicinamento con obbligo di braccialetto elettronico.

Sono stati interrogati martedì 2 settembre dal gip Stefano Storto i due giovani di Bariano arrestati per tentato omicidio dopo una rissa, conclusasi con un investimento, l’8 agosto scorso a Romano, all’altezza dell’incrocio semaforico tra via Duca d’Aosta, via Schivardi e piazza IV Novembre. I due – di 18 e 19 anni, entrambi incensurati – sono sottoposti al divieto di avvicinamento (con obbligo di indossare il braccialetto elettronico), alla vittima, un 24enne di origini tunisine. Dalle immagini registrate dalle telecamere si vedono i tre azzuffarsi. Poi i due indagati risalgono in auto, quello alla guida accelera e punta con l‘auto la vittima, la quale con un balzo riesce a evitare di essere travolto (finirà comunque al Pronto soccorso con lesioni da 20 giorni di prognosi). Con i due c’era un terzo amico che però non ha partecipato alla rissa.

L’interrogatorio

Gli arrestati, difesi dall’avvocato Michele Cesari, durante l’interrogatorio di garanzia svoltosi martedì 2 settembre, si sono detti innanzitutto dispiaciuti per l’accaduto. Quello alla guida ha inoltre aggiunto che non era sua intenzione investire il rivale. Una situazione sfuggita di mano, hanno osservato, e nata da un debito che il 19enne vantava nei confronti del fratello della vittima. Cinquecento euro prestati per un viaggio, ha raccontato, e mai più restituiti. Un mese prima il giovane che era alla guida dell’auto aveva provato a farsi ridare i soldi – è sempre la sua ricostruzione –, ma era stato picchiato dai cugini del debitore e aveva riportato la frattura di un braccio. Per questo motivo nutriva sete di rivalsa. Quella sera, hanno dichiarato i due, il 24enne è stato incontrato per caso. C’è un primo scontro fra i tre, cui si aggiungerà più tardi il cugino della vittima. I due avrebbero seguito il 24enne e a un certo punto lui si sarebbe fermato e li avrebbe affrontati. Il primo a colpire, secondo la versione degli arrestati, sarebbe stato proprio la vittima, con un tirapugni. Uno dei due giovani era stato colpito alla testa con l’oggetto e aveva riportato due tagli. Sempre con il tirapugni il rivale avrebbe sfondato il parabrezza dell’auto. Il 19enne ha raccontato di essere risalito in auto tutto grondante di sangue e di aver messo in moto la vettura. «Volevo picchiarlo, ma non investirlo», ha ripetuto. Ha spiegato al gip che, tra l’altro, tra sangue che gli colava sul volto e parabrezza infranto, la sua visibilità non era perfetta. L’investimento, classificato dal giudice come tentato omicidio, sarebbe così stato un gesto involontario, secondo il giovane conducente. Il pm Emma Vittorio per i due aveva chiesto il carcere. Non è escluso che, contro il provvedimento col quale il gip ha applicato il divieto di avvicinamento, presenti ricorso.

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