Campa ucciso per l’auto: confessa l’ex della figlia

Grumello del Monte Il giovane, 22 anni, messo alle strette dai carabinieri ha fatto ritrovare il martello usato per colpire l’imprenditore e il portafogli.

Ucciso per una Renault Clio di 5 anni fa, che Anselmo Campa aveva venduto martedì mattina per 9mila euro a un conoscente. Lui, Hamadi El Makkaoui detto Luca, 22 anni di Castelli Calepio, operaio in una ditta di materie plastiche a Telgate, incensurato, ha confessato il delitto in un lungo interrogatorio nella notte tra sabato e domenica, prima di essere portato nel carcere di via Gleno con l’accusa di omicidio volontario aggravato.

L’auto comprata nel 2017

Assistito dall’avvocato Fabio Marongiu, sarà interrogato dal gip per la convalida del fermo domani o dopo. Davanti al pm Maria Esposito ha spiegato che Campa non lo aveva mai visto di buon occhio, anche negli anni in cui aveva convissuto con sua figlia Federica. Nel giugno 2017 Anselmo gli aveva comprato la Clio, intestandola alla ditta «Ttg Srl» di Cologne, nel Bresciano, della quale deteneva il 51% delle quote (le altre sono della sorella Donatella e di suo marito).

Luca, che per la ditta di trattamento metalli aveva lavorato per qualche tempo fino al 2018, gliela stava pagando a rate, quando aveva disponibilità di soldi, e secondo la sua versione gli aveva restituito alcune migliaia di euro (della maggior parte dei pagamenti non c’è traccia, erano in contanti). Quando però, circa un mese fa, lui e Federica si sono lasciati, prima che la ragazza partisse per il Mar Rosso, a Sharm el Sheikh per fare l’animatrice, Campa ha preteso la restituzione dell’auto. Luca aveva protestato per via dei soldi già dati e i due si erano sentiti al telefono e messi d’accordo per incontrarsi e parlarne. In sospeso c’era anche la questione delle multe: l’auto era intestata alla ditta di Campa ed erano arrivate diverse contravvenzioni.

Aveva già pagato alcune rate della Clio e non voleva che l’imprenditore la vendesse

Ucciso con il martello

Luca si è presentato alla porta di Anselmo martedì sera (alle 19,55 Campa risulta essere entrato in Whatsapp per l’ultima volta) e quando ha saputo che quella stessa mattina aveva già venduto la Clio, non ci ha visto più. I due avrebbero litigato (ma nessuno dei vicini ha sentito le grida) e Luca ha afferrato un martello che l’imprenditore teneva a casa e lo ha colpito alla testa diverse volte. Martellate inferte con violenza che hanno lasciato Anselmo a terra, in una pozza di sangue, all’ingresso del suo appartamento di via Nembrini 56, con la testa rivolta verso la porta. Il giovane è scappato portando con sè il martello e inscenando malamente un furto in casa, aprendo qualche cassetto. Poi ha nascosto il martello e alcuni vestiti sporchi di sangue tra i cespugli sulle sponde dell’Oglio a Castelli Calepio, vicino a una diga, mentre nella ditta di Telgate ha lasciato il portafogli e il mazzo di chiavi di casa di Anselmo, oltre ai pantaloni che indossava durante la fuga.

Le indagini dei carabinieri

Il corpo dell’imprenditore è stato scoperto solo la sera successiva, mercoledì alle 21, dai suoi amici del bar Circolino allarmati perché si sarebbero dovuti incontrare martedì sera per vedere la partita e lui non si era presentato e non aveva più risposto al telefono per tutta la giornata.

I carabinieri della stazione di Grumello del Monte e del Nucleo investigativo di Bergamo, entrati nell’appartamento di Campa, hanno subito capito che quei cassetti rovistati erano una messinscena e che il delitto doveva essere maturato nell’ambito dei familiari e dei conoscenti, considerato che la porta era aperta e l’imprenditore doveva aver fatto entrare qualcuno che conosceva. Hanno quindi visionato le riprese di decine di telecamere di videosorveglianza pubbliche e private, che hanno inquadrato il ragazzo in bicicletta la sera dell’omicidio nei pressi di via Nembrini. Hanno poi sentito le versioni di parenti e amici dell’imprenditore che hanno confermato i dissapori che covavano da tempo tra i due. Il cerchio si è stretto sempre più attorno a Luca, che sabato notte è stato interrogato a lungo dai carabinieri. Il suo alibi faceva acqua e i suoi racconti pure: si è contraddetto più volte rispetto ai suoi spostamenti di quel giorno, dicendo di non essere passato in bici vicino a casa di Campa, cosa che ha portato i militari ad eseguire una perquisizione nella sua abitazione di via II Febbraio a Tagliuno di Castelli Calepio, dove vive con la mamma, un fratello maggiore e una sorella, ben inseriti in paese. Il fratello lo ha indotto a raccontare la verità e il giovane è crollato e ha confessato. È andato poi in ditta con i carabinieri, ha aperto il suo armadietto dove c’erano il portafogli e le chiavi di casa di Anselmo e i pantaloni che aveva addosso la sera dell’omicidio.

Hamadi El Makkaoui in circa 40 minuti ha risposto alle domande e confermato la confessione

Infine li ha portati a Castelli Calepio, sulle sponde dell’Oglio, dove aveva nascosto martello e vestiti macchiati di sangue. In mattinata il ragazzo, da indagato, è stato interrogato alla presenza del suo avvocato dal sostituto procuratore Maria Esposito: in circa 40 minuti ha risposto alle domande e confermato la confessione. Il pm ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto con l’accusa di omicidio volontario aggravato ed è stato trasferito nel carcere di via Gleno. Un ragazzo affranto, lo ha definito chi lo ha visto ieri, che a 22 anni si è rovinato la vita per qualche migliaio di euro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA