La carica di Rogno all’adunata: uno su dieci a Udine con gli alpini

IL CASO. Dal paese di 3.500 abitanti sono partiti in 350 con la fanfara, il gruppo, il coro Ana. Mozione in Consiglio: sempre presenti agli eventi più importanti.

Uno su dieci. A Rogno vivono, ufficialmente, poco più di 3.500 persone: il 10% di loro è a fare festa con gli alpini. Direttamente da Udine risponde il sindaco Cristian Molinari, arrivato nella città friulana venerdì nel tardo pomeriggio: «Ho provato a chiedere un po’ ai miei compaesani e facendo quattro conti credo che siamo qua in 350: soltanto il mio gruppo, quello della fanfara, è formato da 150 persone tra alpini, amici degli alpini, familiari e sostenitori che non si vogliono perdere l’emozione e la gioia che un appuntamento come l’adunata nazionale può dare».

Oltre alla fanfara guidata da Alfio Piziali, a Udine sono presenti altri due numerosi gruppi di Rogno: il locale gruppo delle penne nere, guidato da Angelo Benaglio, e il coro Ana Monte Alto diretto dal maestro Duilio Delvecchio. «Anche loro sono, soltanto come componenti, in sessanta. Aggiungiamoci familiari e amici e il numero sale velocemente. Poi ci sono tutti quelli che sono qui con il proprio gruppo di amici: si fa presto ad arrivare alla cifra totale di 350, che rappresenta molto bene il legame che tiene unito il nostro paese agli alpini», aggiunge il primo cittadino.

«Un onore esserci»

Un legame viscerale, sancito anche da una mozione passata all’unanimità in Consiglio comunale che, riconoscendo il valore del lavoro svolto dalle penne nere in favore del territorio, impegna l’amministrazione a essere presente con un proprio rappresentante alle manifestazioni più importanti degli alpini. «Ma per quanto mi riguarda – aggiunge il sindaco Molinari – è un onore esserci. Un onore perché gli alpini incarnano i valori più belli delle nostre piccole comunità bergamasche, di impegno disinteressato per chi ha bisogno, di allegria nello stare insieme, di generosità concreta. E poi è anche una gioia personale perché mio nonno era un alpino ed è sopravvissuto alla Seconda guerra mondiale, mio papà un istruttore delle penne nere e io ho fatto il Car, centro addestramento reclute, proprio a Udine, nella famosa caserma Spaccamela».

Ma la tradizione alpina, nella migliore interpretazione del compositore Gustav Mahler, a Rogno non è culto delle ceneri ma custodia delle braci, pronte a tornare fiamma viva nel momento del bisogno. «Bisogni che non sono mancati neanche di recente – conclude il sindaco –. Gli alpini sono stati in prima linea nel gestire il centro vaccinazioni contro il Covid aperto nel nostro paese, e si sono dati da fare fin dai primi giorni della guerra per aiutare le persone provenienti dall’Ucraina».

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