«Pensate a chi vi vuole bene quando siete sulla moto»

LA STORIA. Da tre mesi è in sedia a rotelle dopo un incidente. Simone Cristinelli, 29 anni, ai giovani: «Fate meglio di quello che ho fatto io».

La pioggia, le ruote che scivolano sull’asfalto bagnato e perdono aderenza, quel balzo in alto nel buio e poi giù sull’asfalto, la schiena che con violenza tocca la strada, il casco che si crepa ma protegge la testa, le gambe che non si muovono più. E poi la paura di essere investito, le sirene dell’ambulanza e l’arrivo d’urgenza in ospedale.

Tre mesi dopo l’incidente che l’ha costretto sulla sedia a rotelle, Simone Cristinelli, 29 anni di Portirone, frazione di Parzanica in riva al lago al confine con Tavernola, ripercorre non senza fatica quello che è accaduto la sera del 20 agosto, quell’incidente in moto che gli ha cambiato per sempre la vita e che oggi, 19 novembre, Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada, può far riflettere tanti giovani grazie alle parole di un giovane sopravvissuto.

L’incidente

«Quella sera stavo tornando a casa tardi dal lavoro –, racconta – e come sempre d’estate ero in moto. Non ho fatto in tempo ad accorgermi che aveva iniziato a piovigginare e sono scivolato. Sono stato sbalzato in aria e mi sono ritrovato a terra». Per fortuna l’auto che proveniva dal senso opposto ha visto la due ruote riversa al suolo e si è fermata. Subito dopo sono arrivati anche uno dei fratelli e la cognata di Simone, seguiti da un’ambulanza della Croce blu di Sarnico. Gravi le lesioni alla spina dorsale, alle vertebre e al bacino, tanto che il giorno seguente il 29enne è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico al Papa Giovanni XXIII.

«Sono bastate poche parole della dottoressa per capire che è quasi impossibile che io torni a recuperare qualche movimento nelle gambe –. prosegue dalla Casa degli angeli di Mozzo, centro di riabilitazione dell’ospedale di Bergamo –. Mentre sono nel letto, la sera, penso a quello che dovrò fare per riuscire a reimpostare il mio luogo di lavoro: certe cose potrò ancora farle, altre no, ma ce ne saranno delle altre». All’impiego nel cantiere nautico di famiglia a Predore e alla passione per le barche si aggiungono quella per le moto, lo sport e la musica, specie quella suonata con la banda Religio et Patria di Tavernola.

Ora che tutto è cambiato, Simone va avanti lungo un percorso lento e faticoso per recuperare le forze, ritrovare l’autonomia e affrontare una nuova normalità, nella certezza di voler tornare al lavoro e a fare ciò che l’ha sempre appassionato, anche se dovrà trovare un modo diverso per approcciarvisi.

«Poteva andare peggio e cerco di guardare il bicchiere mezzo pieno per andare avanti con quello che è rimasto – dice –. Voglio tornare anche a suonare, magari facendo alcune modifiche a una sedia “tradizionale” per far in modo che il mio busto non si sbilanci quando ho fra le mani il saxofono. Ho chiesto anche ad alcuni colleghi bandisti se fossero disponibili a spingermi durante le processioni e hanno accolto questa richiesta positivamente. Mi piacerebbe anche poter tornare su una moto un giorno, ma vedremo».

«Usare la testa e abbigliamento tecnico»

In molti, dall’incidente, hanno manifestato la propria vicinanza a Simone e alla sua famiglia. Lui spera di poter tornare a casa per Natale, ma prima deve riacquisire l’autonomia perduta per riuscire a cavarsela nella nuova vita di tutti i giorni. Nel frattempo continua la riabilitazione e lancia un appello ai giovani, soprattutto ai motociclisti: «Ricordatevi due cose –, conclude – Io non mettevo in pratica questi consigli, ma non fate come ho fatto io. Non dimenticatevi che a casa avete delle persone che vi vogliono bene e degli amici, perché contano moltissimo. E acquistate dell’abbigliamento tecnico: con le tecnologie utilizzate oggi non si vede nemmeno più la differenza tra una giacca tecnica che protegge dalle cadute e una giacca normale. Cercate di fare meglio di quello che ho fatto io e che purtroppo succede troppo spesso per questioni di leggerezza».

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