Bergamo, accolti i primi 27 profughi afghani: sono cinque famiglie con bambini

I rifugiati Si tratta di 5 famiglie che attraverso la Caritas Diocesana sono stati ospitati in città, a Curno, Ambivere, Comenduno di Albino e Lurano. Don Trussardi: «Data la precedenza a nuclei con bambini»

Sono arrivate martedì in tarda serata le prime cinque famiglie provenienti dall’Afghanistan; cinque nuclei per un totale di 27 persone tra adulti e bambini che hanno trovato ospitalità negli appartamenti messi a disposizioni da Caritas Diocesana. La distribuzione ha coinvolto tutto il territorio, dalla città (parrocchia di Sant’ Anna) all’Isola (Ambivere), dalla Valle Seriana (Comenduno di Albino) all’hinterland (Curno), alla Bassa (Lurano). In queste località sono state accompagnate le famiglie dopo essere giunte nel centro all’aeroporto militare di Bresso.

Ad attendere la famiglia in Borgo Palazzo anche don Roberto Trussardi, direttore di Caritas: «Le famiglie sono state accolte negli appartamenti utilizzati per l’accoglienza diffusa, in cui erano già inseriti richiedenti asilo. Ovviamente in questa situazione di emergenza le famiglie, in cui ci sono bambini anche piccoli, hanno la precedenza».

Gli appartamenti sono stati liberati velocemente, dando ai giovani richiedenti poco tempo per organizzarsi ed essere ricollocati nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria). «Certo non è stato facile per loro - commenta don Trussardi - ritornare nelle strutture comunitarie dell’ex Gleno o a Botta di Sedrina, ma così abbiamo risposto alla richiesta della Prefettura, giunta venerdì 27 agosto. Già il giorno dopo gli appartamenti erano liberi perché sembrava che l’arrivo degli afghani fosse imminente. Sono invece arrivati solo martedì. Sapendo che sarebbero trascorsi ancora diversi giorni avremmo potuto dare ai ragazzi richiedenti asilo un po’ di tempo, accompagnandoli in modo differente. Su questo aspetto della procedura nutriamo qualche perplessità».

Altri 50/60 profughi in arrivo
Altre 12 abitazioni sono già state liberate per accogliere altrettanti nuclei per circa 50/60 persone che potrebbero arrivare a Bergamo nei prossimi giorni. Attualmente sono 170 le persone nella struttura dell’ex Gleno e 90 quelle presenti a Botta di Sedrina; un centinaio negli appartamenti. Le parrocchie in cui gli appartamenti sono collocati sono già attive nei percorsi di accoglienza diffusa, non dovrebbe quindi rappresentare un grosso problema l’inserimento di queste nuove famiglie.

«Chiediamo ai volontari - continua don Trussardi - di proseguire il bel lavoro già avviato con i richiedenti, anzi dispiace che queste relazioni positive si siano dovute interrompere bruscamente». La permanenza negli appartamenti potrebbe non essere comunque a lungo termine «poiché - spiega il direttore di Caritas - è plausibile che riceveranno in tempo, entro l’anno, il riconoscimento della protezione internazionale come già detto dal presidente del Consiglio Mario Draghi, e quindi entreranno nella rete Sai, ex Sprar, che prevede l’inserimento di chi ha ottenuto protezione internazionale nei progetti per i quali hanno dato la propria disponibilità i Comuni». Tanti interrogativi Un grande lavoro attende nei prossimi giorni gli operatori.

«Di fatto oltre al numero di persone per ogni nucleo - spiega Chiara Donadoni, referente per l’Area richiedenti asilo della cooperativa Ruah - non sappiamo molto. Dobbiamo conoscerli e comprendere come lavorare con persone che hanno condizioni completamente differenti da quelli dei richiedenti asilo, in genere giovani e uomini. Speriamo che l’attenzione mediatica sulla questione Afghanistan risvegli l’interesse e la disponibilità delle persone del territorio in cui saranno inseriti, che si è un po’ spenta nei confronti dei richiedenti asilo, anche per il fatto che hanno compiuto percorsi di autonomia, trovando per esempio un lavoro, aspetto positivo». Tanti gli interrogativi. «Probabilmente - continua Donadoni - molti di loro parlano italiano dal momento che lavoravano con il contingente italiano presente in Afghanistan, come abbiamo già visto con le due famiglie afghane arrivate qualche tempo fa a Bergamo. Dobbiamo capire quale è il loro progetto migratorio, se l’Italia è solo terra di passaggio o luogo dove stabilirsi, perché questo determina anche quanto vogliono investire in percorsi qui». «Pronti ad accogliere. Con voi» Da quando si è aperta la crisi in Afghanistan Caritas diocesana ha lanciato l’appello

«Pronti ad accoglie re . Con voi» . in seguito al quale diverse persone e numerose parrocchie hanno scritto a Caritas per offrire supporto in forme differenti: ospitalità nella propria abitazione di mamme e bambini, disponibilità di alloggi per le famiglie, donazioni di beni e denaro. Immaginando che da ottobre gli arrivi potrebbero aumentare, Caritas invita a mantenere questa disponibilità «al fine di costruire insieme un’accoglienza umana, dignitosa, rispettosa per queste persone».

© RIPRODUZIONE RISERVATA