Lo stop a Clanezzo almeno fino a marzo. Resta il caos viabilità in Val Brembana

VIABILITÀ . Lunedì 1° dicembre il sopralluogo di Regione e Comune sulla via alternativa alla statale 470, intasata dalle code. «Nessun isolato dalla frana, per i fondi manca l’urgenza».

Ubiale Clanezzo

La strada tra Ubiale e Clanezzo non aprirà, ottimisticamente, prima di fine febbraio-inizio marzo 2026. I soldi per la messa in sicurezza del tratto a rischio oggi non ci sono. Le maxi code sulla strada statale 470, nel tratto Zogno-Almè, quindi, dureranno ancora per mesi. La «sentenza», durissima, per i pendolari brembani è arrivata lunedì 1° dicembre, nel municipio di Ubiale Clanezzo, presenti il sindaco Ersilio Gotti, tecnici comunali e l’architetto inviato da Regione Lombardia, assessorato al Territorio. Il sopralluogo è avvenuto alle 11 nel tratto di strada comunale che collega le frazioni Bondo e Clanezzo. Qui, dal tardo pomeriggio del 16 novembre scorso, a seguito della caduta di alcuni massi, la strada è stata chiusa al traffico veicolare e ai pedoni: troppo pericoloso transitare.

Caos sulla statale

Strada comunale, ma di fatto di interesse sovracomunale, essendo utilizzata da sempre come alternativa e scorciatoia da centinaia se non migliaia di automobilisti ogni giorno, diretti nella zona dell’hinterland cittadino, della Val San Martino o dell’Isola. Uno «sfogo» fondamentale per cercare di ridurre le code sulla statale della Valle Brembana tra Zogno e Almè, già lunghe. E, infatti, con la chiusura, è stato finora il caos sulla statale, sia in salita sia in discesa, con tempi di percorrenza diventati insostenibili.

Nei giorni scorsi sono stati fatti cadere alcuni sassi dalla parete rocciosa: hanno raggiunto tutta la carreggiata, e alcuni hanno superato anche il guard rail

Con pendolari costretti a partire all’alba per essere in città alle 9 e autotrasportatori esasperati. Lunedì 1° dicembre c’è stato il sopralluogo di Regione Lombardia con il Comune, incontro dal quale, peraltro, già non si attendevano notizie particolarmente positive. E così, purtroppo, è stato.

«Nessun isolato»

«La frana non ha causato l’isolamento di un centro abitato - è stato detto - requisito fondamentale per ottenere un finanziamento di somma urgenza. Bisognerà seguire un iter normale». Quindi con tutte le richieste (e i tempi) di autorizzazioni del caso. I tecnici, quindi, hanno ipotizzato, nel migliore dei casi, un finanziamento che potrebbe arrivare a inizio 2026. E una riapertura della strada a fine inverno-inizio primavera. Sempre se saranno trovati i soldi. «È stata valutata anche un’apertura a senso unico alternato con il posizionamento di blocchi di cemento in mezzo alla strada - dice il sindaco Ersilio Gotti - ma anche questa soluzione non garantisce sicurezza».

«Un giorno cade un sasso in un punto e si sistema, ma subito dopo cade poco più in là. E siamo punto e a capo»

Nei giorni scorsi sono stati fatti cadere alcuni sassi dalla parete rocciosa: gli stessi, cadendo praticamente quasi verticalmente da un’altezza di anche 70-80 metri, hanno raggiunto tutta la carreggiata, e alcuni hanno superato anche il guard rail. Un muro di cemento di protezione sulla strada servirebbe a poco. Dal vertice è emersa comunque la necessità di iniziare la progettazione (si parla sostanzialmente di disgaggio della parete e posa di reti paramassi) per essere pronti subito con i lavori, in caso di finanziamento a inizio 2026.

Progetti per 4 milioni

«Senza sicurezza - ha ribadito il sindaco Gotti - non possiamo aprire. Da tempo vado dicendo che l’intervento ideale sarebbe la sistemazione complessiva di tutto il tratto tra Ubiale e Clanezzo: ci sono progetti pronti per 4 milioni di euro, sarebbero risolutivi. Invece così si va avanti un pezzo alla volta. Un giorno cade un sasso in un punto e si sistema, ma subito dopo cade poco più in là. E siamo punto e a capo».

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