
Cronaca / Valle Brembana
Martedì 26 Agosto 2025
San Giovanni Bianco, branco di lupi sul Cancervo fa strage di pecore e capre
L’EMERGENZA. Venti sbranate o perse, 15 erano dell’alpinista Simone Moro. «La diffusione va contenuta, recinti e cani non bastano. Risarcimenti esigui».
All’allevatore e poi alla Polizia provinciale si sono presentate scene raccapriccianti: capre e pecore sbranate, capi di cui sono rimasti solo le ossa, agnelli agonizzanti che si è dovuto sopprimere. L’ennesimo attacco del lupo (o molto più probabilmente del branco) sul monte Cancervo di San Giovanni Bianco-Taleggio (1.800 metri), nella notte tra sabato e domenica, è stato ancora pesante.
Era già successo nel 2023, quando, allo stesso allevatore, erano state uccise dal lupo 21 pecore. Lo scorso anno, invece, due vitelli. Sempre nello stesso periodo, tra fine agosto e inizio settembre.
Tre anni di predazione
L’azienda agricola è quella di Camilla Vigorelli, 25 anni, e del compagno Alex Bonaldi, 33 anni, in località Pianca di San Giovanni Bianco. Qui, in estate, curano anche le capre, una settantina di razze diverse, e quattro asini, dell’alpinista Simone Moro. Fino a una settimana fa gli animali erano ancora alla Pianca, poi sono saliti in alpeggio, sul Cancervo, nei pressi della baita comunale di Taleggio, al confine con San Giovanni Bianco.
L’azienda oltre a capre e pecore, tiene anche asini e 43 vacche. A difendere mandria e gregge, sempre in alpe, un pastore maremmano, il cane considerato migliore in questo compito ma che, evidentemente, sabato notte, di fronte al branco, non è riuscito a difendere tutti i capi.
«Le prime pecore morte - racconta Alex Bonaldi – le ho trovate a un centinaio di metri dalla baita, la mattina. Poi le altre: tre morte, due ferite, due capre mangiate completamente, altre 13 disperse. Un agnello agonizzante l’abbiamo soppresso». Sul posto lunedì, con l’elicottero, per cercare gli animali dispersi, l’alpinista Simone Moro.
I risarcimenti sono troppo esigui e purtroppo, in Lombardia, vengono esclusi i capi dispersi. Una soluzione va trovata
«Mettere e togliere continuamente recinzioni è impensabile - dice l’alpinista - e i cani non possono risolvere il problema. I risarcimenti sono troppo esigui e purtroppo, in Lombardia, vengono esclusi i capi dispersi. Una soluzione va trovata: c’è chi, come Alex Bonaldi, fa sacrifici tutto l’anno per la famiglia. E alla fine viene anche umiliato con rimborsi ridicoli. Non dico che bisogna fare strage del lupo ma che sicuramente va contenuta la diffusione. Tra poco ci troveremo il territorio pieno».
Tre branchi di lupi sulle Orobie
I branchi di lupi accertati in provincia di Bergamo sarebbero tre: oltre a quello che si muove tra Cancervo, Venturosa e piani di Artavaggio, un secondo in zona Gandellino e un terzo tra Oltre il Colle, Ardesio e Roncobello.
«Risarcimenti esigui»
La Regione stabilisce risarcimenti in caso di predazione da parte dei grandi predatori (lupi e orsi), ma che non sempre sono considerati congrui dagli allevatori. «Due anni fa, per 21 pecore – ricorda Bonaldi – ho ricevuto 1.400 euro, pochissimo. Una pecora ha un costo di circa 200 euro». Ma qualcosa pare che stia cambiando. «La Regione Piemonte - dice Michele Corti, docente di zootecnica montana e da anni difensore degli allevatori - ha stabilito che se tra i capi dispersi si accerta anche una predazione, anche quelli non più ritrovati vanno risarciti. Questo dovrebbe essere anche in Lombardia».
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