La Francia cambia rotta sui terroristi
«Ciso» Manenti verso l’estradizione

Secondo «Le Parisien», i francesi starebbe preparando le carte per rispondere alle richieste dell’Italia. Sulla testa del bergamasco pende un mandato d’arresto europeo spiccato nel 2017 dalla Procura orobica: condannato all’ergastolo per aver ucciso, nel ’79, il carabiniere Giuseppe Gurrieri.

Narciso Manenti potrebbe essere estradato in Italia, così come tanti altri terroristi italiani fuggiti in Francia e finora protetti dalla «dottrina Mitterrand». La notizia arriva dal quotidiano «Le Parisien», secondo il quale in queste settimane le autorità francesi starebbero preparando le carte per rispondere alle varie richieste presentate dall’Italia in questi anni per i 13 terroristi (Paola Filippi dei Proletari armati per il comunismo è nel frattempo morta) che si trovano in Francia.

Tra le richieste spicca quella per Narciso Manenti: il 17 maggio 2017 il pm della Procura di Bergamo Gianluigi Dettori aveva emesso nei suoi confronti un mandato di arresto europeo. Manenti, 62 anni, di Telgate, è stato condannato all’ergastolo nel 1986 per aver ucciso, il 13 marzo 1979 in Città Alta, il carabiniere Giuseppe Gurrieri davanti al figlio di 13 anni. Dopo il mandato di arresto, la Francia aveva chiesto alla magistratura bergamasca un supplemento di documentazione, inviato a novembre 2018, e da allora si è ancora in attesa di una risposta.

La novità riportata da «Le Parisien» nasce dalla ratifica, da parte dell’Italia, della convenzione di Dublino sull’estradizione, entrata in vigore nel novembre scorso. In sostanza nei confronti dei terroristi si applica non più la legge del Paese che li ospita ma quella del Paese in cui sono stati condannati. Questo significa molto in termini di prescrizione, perché se in Francia è di vent’anni per i reati di terrorismo, in Italia è di trenta. I nuovi conteggi con il termine italiano non sono facili, ma Manenti potrebbe essere tra i primi a essere estradato. Nel febbraio 2019 la richiesta era stata avanzata durante la riunione a Parigi tra i tecnici del ministero della Giustizia francese e quelli italiani per fare il punto sugli ex terroristi fuggiti Oltralpe. Matteo Salvini, a Bergamo a marzo per la vicenda Zingonia, aveva dichiarato: «Stiamo lavorando su un dossier che riguarda circa quindici terroristi condannati all’ergastolo e che stanno passando anni di vacanza all’estero, molti dei quali in Francia, ma non solo in Francia. Ci stiamo lavorando anche con i ministeri degli Esteri e della Giustizia e con le autorità francesi, che almeno a parole si sono dette disponibili a collaborare».

«Avevo già pronta un’interrogazione parlamentare che volevo presentare la prossima settimana – commenta il deputato leghista Daniele Belotti – ai ministri della Giustizia e degli Affari esteri per sapere a che punto sono le richieste di estradizione dei terroristi condannati in via definitiva e latitanti in Francia e in altri Stati. Aspettiamo che anche Manenti, come Battisti, arrivi in Italia e finisca in carcere. Perché così sarà fatta finalmente giustizia per i famigliari e sarà chiuso uno dei capitoli più vergognosi della storia di Bergamo, che la cronaca di allora e tutta la città non hanno trattato con la dovuta considerazione». Nell’interrogazione, Belotti sottolinea che «i famigliari delle vittime di questi terroristi stanno attendendo fin dagli anni ’70 e ’80 di avere giustizia e lo Stato non può permettersi di vedere le proprie condanne, per lo più definitive, assolutamente disattese per la copertura politica offerta da autorità estere. È umiliante per uno Stato e ancor più per i famigliari delle vittime che degli spietati assassini non solo restino impuniti, ma se ne stiano pacifici e beati in un Paese estero».

Ricorda come «nelle settimane seguenti all’arresto di Battisti, in base a quanto riportato dalla stampa, erano stati presi contatti con le autorità giudiziarie francesi per l’estradizione dei numerosi terroristi latitanti in Francia; il nuovo governo fin dal primo giorno ha vantato buoni rapporti con i Paesi europei a cominciare proprio dalla Francia» ma «da mesi non si ha alcuna notizia dell’iter di queste richieste di estradizione». Manenti, che vive da uomo libero in Francia con moglie e tre figli e gestisce un’impresa di servizi a domicilio, si è sempre professato innocente. L’anno scorso aveva dichiarato che «dopo quarant’anni si potrebbe trovare una soluzione a questa vicenda», magari con un’amnistia generale perché «nella vita bisogna andare avanti».

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