Dissesto, diecimila bergamaschi vivono in zone a rischio elevato - Il report

Territorio.Nell’analisi di Ispra la mappa delle aree più fragili, svetta Fuipiano Valle Imagna: il 71,24% del territorio a pericolosità elevata.

L’immagine di partenza può essere quella di un parallelo, però piuttosto concreto. Se il territorio bergamasco fosse un appartamento di 100 metri quadrati, una dozzina di metri quadrati sarebbe a rischio di sgretolarsi, e un’altra decina di metri quadrati rischierebbe di allagarsi. Una o due stanze, in pratica, sarebbero esposte costantemente a qualche guaio. Al di là delle metafore, ci sono i dati a raccontare che anche la Bergamasca non è immune dai pericoli idrogeologici: il 12,6% della superficie della nostra provincia è classificata con un rischio di frana «molto elevato» o «elevato» (la media italiana è dell’8,73%); il 9,9% del territorio è invece considerato a pericolosità idraulica «elevata» o «media» (a livello nazionale, il dato è del 15,36%).

La tragedia Ischia riaccende i riflettori ancora una volta di più sulle fondamenta del Paese, disegnando un mosaico con diversi tasselli in bilico. La fotografia più recente è quella tracciata in primavera dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ha aggiornato i dati sul dissesto idrogeologico sotto le due variabili principali: il rischio frana e il rischio alluvione.

In 10mila in zone a rischio frana

Partendo appunto dal rischio frana, in terra orobica ci sono 250,9 chilometri quadrati considerati «a rischio molto elevato» e altri 94,5 «a rischio elevato»: messe insieme le due categorie a maggior pericolosità, l’Ispra circoscrive così una superficie equivalente a 48mila campi da calcio. Si tratta prevalentemente di aree montane, in gran parte «spopolate» o comunque poco densamente abitate. Qualcuno però ci vive, e non si tratta di poche persone: 3.566 bergamaschi vivono in zone a rischio molto elevato e altri 6.247 in zone a rischio elevato, per un totale di 9.813 cittadini in potenziale pericolo; altri 31.944 abitano in zone comunque a rischio medio. In altri termini, sono 1.580 gli edifici ubicati su superfici a rischio molto elevato e 2.803 quelli su superfici a rischio elevato. Ci sono anche delle imprese: 334 aziende hanno sedi in contesti a rischio molto elevato, 517 in contesti a rischio elevato.

Pericolo allagamenti

La differenza spesso sembra apparentemente sottile, nell’innesco di una tragedia. Oltre alle frane, l’altro rischio è poi quello delle alluvioni. La «pericolosità idraulica», secondo la definizione tecnica dell’Ispra, è un’altra criticità abbastanza diffusa, pur con una classificazione differente. Ci sono 117,2 chilometri quadrati considerati a pericolosità elevata e altri 154,6 chilometri quadrati a pericolosità media: sommando le due categorie di rischio più elevato ne esce un perimetro che ricomprende 271 chilometri quadrati, cioè il 9,9% della superficie della Bergamasca. In questo caso le zone più insidiose sono attorno al Sebino; e sono zone peraltro più densamente abitate, dunque con un maggior numero di persone a rischio. In località a pericolosità elevata vivono infatti 27.520 bergamaschi, a cui se ne aggiungono altri 51.428 in zone a pericolosità media; è una popolazione distribuita tra 5.324 edifici costruiti su terreni a pericolosità idraulica elevata e altri 10.299 che poggiano su superfici a pericolosità media. E sempre tra pericolosità elevata e media, sono 7.434 le aziende che lì danno vita alla propria quotidianità.

Dalle valli al Sebino

Scendendo al livello comunale, sempre attraverso i dati Ispra, Fuipiano Valle Imagna è indicata come la località più esposta al rischio di frane: il 71,24% del suo territorio è considerato a pericolosità elevata o molto elevata. Valbondione è poi al secondo posto (68,81%), Ponte Nossa al terzo (64,10%) e Valgoglio al quarto (54,71%), poi seguono paesi con valori inferiori al 50%; sono 77 su 243 i comuni bergamaschi allo 0% di rischio, prevalentemente – come logico immaginarsi – nella Bassa. Il rischio idraulico, se si guarda solo alla categoria di pericolosità elevata, vede in testa la zona attorno al Sebino: Castro presenta il 59,41% di superficie a pericolosità elevata, Riva di Solto il 53,84%, Parzanica il 40,19%, Tavernola il 39,92%; ci sono poi alcune località della Bassa e altre dell’hinterland, mentre sono 39 i paesi con lo 0% di rischio idraulico.

La cultura in bilico

Il delicato equilibrio del territorio rischia d’inghiottire anche alcuni tesori. L’Ispra fornisce infatti una ulteriore chiave di lettura, quella dei beni culturali minacciati dal dissesto. Monumenti, chiese, edifici storici, luoghi intrisi di storia. Sono 45 i beni culturali ubicati in aree a rischio frana molto elevato, 47 in aree a rischio elevato e 213 a rischio medio. Per quel che riguarda l’esposizione al rischio idraulico, cioè ad allagamenti e alluvioni, ci sono 138 beni culturali situati su superfici a rischio elevato, altri 202 in zone a pericolosità media, altri 423 in aree a pericolosità bassa. E proprio perché si tratta di manufatti antichi, «per la salvaguardia dei beni culturali – rimarca l’Ispra – è importante valutare anche lo scenario meno probabile, tenuto conto che, in caso di evento, i danni prodotti al patrimonio culturale sarebbero inestimabili e irreversibili».

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