Locatello, addio al «Carlì». L’ultimo bergamino di un mondo antico

IL LUTTO. Classe 1933, era specchio di una società rurale che sta scomparendo, fatta di latte crudo e cooperazione. Il ricordo di Antonio Carminati, direttore del Centro studi.

È mancato domenica 14 dicembre, nella sua casa a Locatello, Carlo Rota, per tutti «Carlì», ultimo bergamino della Valle Imagna. Lascia la moglie Carmela e i 4 figli. Oggi alle 15,30 i funerali. Per ricordarlo pubblichiamo un articolo scritto nelle scorse settimane dal direttore del Centro Studi Valle Imagna, Antonio Carminati.

La storia

Carlì (al secolo Carlo Rota), classe 1933, come mio padre, una vita trascorsa nella «famiglia delle mucche» («Sono nato tra le mucche e morirò nelle mucche», mi disse una volta, consapevole di appartenere a quelle antiche tribù seminomadi di custodi del bestiame transumante dal monte al piano), è un bergamino di mestiere (titolo che equivale a un vanto), abile casaro di stracchini quadrati e rotondi, primo attore e protagonista del film «L’ultimo bergamino» di Luigi Ceccarelli, prodotto dal Centro Studi Valle Imagna nel 2020, cinque anni fa.

Una vita durante la quale hanno sempre prevalso i beni collettivi rispetto a quelli individuali

Lo osservo con attenzione, per non perdere nessuna espressione del suo volto o sottovalutare i comportamenti essenziali, mai scontati o superflui, che hanno caratterizzato una vita austera, ma capace di traguardare ampi orizzonti, durante la quale hanno sempre prevalso i beni collettivi rispetto a quelli individuali, la passione per le mucche, i bisogni dei familiari e degli animali sui propri, poiché Carlì lo sa bene che la montagna, ma più in generale tutte le aree rurali, non sono fatte per vivere da soli, bensì stando insieme e cooperando.

Approfondisci l'argomento sulla copia digitale de L'Eco di Bergamo, a pagina 38

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