Bimba morta di stenti in casa, a Milano al via il processo alla madre

In tribunale. Iniziato il processo nei confronti di Alessia Pifferi, la 37enne accusata dell’omicidio pluriaggravato della figlia Diana, morta di stenti dopo essere stata abbandonata in casa da sola per sei giorni dalla madre.

La zia e la nonna di Diana, nella prossima udienza, si costituiranno parti civili contro la 37enne. Il processo è stato subito rinviato al prossimo 8 maggio, poiché nei giorni scorsi Pifferi ha cambiato ancora una volta avvocato. Il legale Alessia Pontenani, attuale difensore della donna, ha quindi chiesto più tempo per preparare la strategia difensiva e i giudici hanno concesso il rinvio data la «delicatezza e la complessità del procedimento». Arrestata lo scorso luglio, nell’ambito dell’inchiesta della Squadra Mobile di Milano, la donna- che era in aula - rischia la condanna all’ergastolo per la morte della figlia, di circa un anno e mezzo.

Nell’imputazione di omicidio volontario la Procura ha contestato anche l’aggravante della premeditazione, oltre a quelle di avere ucciso la figlia e di averlo fatto per motivi futili e abbietti. Secondo l’accusa, infatti, la piccola Diana venne lasciata dalla madre «priva di assistenza e assolutamente incapace, per la tenerissima età, di badare a se stessa» nell’appartamento di via Ponte Lambro. Abbandonata per raggiungere il compagno a Leffe, «senza peraltro generi alimentari sufficienti» sarebbe stata in condizioni «di palese ed evidente pericolo per la sua vita» anche a causa delle «alte temperature del periodo».

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L’avvocato di Pifferi, che nei giorni scorsi ha assunto l’incarico al posto del precedente legale, potrebbe puntare su un’istanza di perizia psichiatrica per valutare un eventuale vizio di mente al momento dei fatti. L’ultimo passaggio prima della richiesta di processo con rito immediato, formulata dalla Procura nelle scorse settimane, era stato un incidente probatorio sul biberon trovato nell’abitazione di via Ponte Lambro. Nei residui di latte non è stata trovata alcuna traccia di tranquillanti, come era stato, invece, inizialmente ipotizzato. I vicini di casa, infatti, avevano raccontato di non avere mai sentito piangere la piccola in quei giorni.

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