Al via la nuova perizia psichiatrica su Alessia Pifferi
IL PROCESSO. Da oggi il collegio di esperti avrà 90 giorni di tempo per la perizia alla donna che lasciò morire di stenti la figlia piccola.
IL PROCESSO. Da oggi il collegio di esperti avrà 90 giorni di tempo per la perizia alla donna che lasciò morire di stenti la figlia piccola.
IL PROCESSO. Lasciò morire di stenti la figlia di 18 mesi per trascorrere del tempo con il fidanzato in Bergamasca. In primo grado era risultata capace di intendere e volere, ma la Corte d’Appello ha disposto una nuova perizia.
IL PROCESSO. Abbandonò la figlia per cinque giorni a casa da sola e la piccola morì di stenti. Alla prossima udienza la decisione sulla richiesta di una nuova perizia psichiatrica.
LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA. Alessia Pifferi, condannata all’ergastolo per aver abbandonato a casa per cinque giorni e mezzo la piccola Diana, morta «di stenti e disidratazione», è stata animata da un «futile ed egoistico movente», ossia «regalarsi un proprio spazio di autonomia, nella specie un lungo fine-settimana con il proprio compagno», bergamasco. Lo scrive la Corte d’Assise di Milano ne…
LA SENTENZA. Alessia Pifferi condannata per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi, abbandonata a casa da sola per 6 giorni nel luglio del 2022. Lo ha deciso la Corte di Assise di Milano.
IL PROCESSO. Il pm nell’udienza di venerdì 12 aprile: Alessia Pifferi responsabile dell’uccisione, sofferenze atroci per Diana. Lei: non sono un’assassina, sto già pagando per la perdita della mia bambina.
LEFFE. Lasciò morire di stenti la figlia. L’accusa punta ancora il dito sulla rete di presunti favoreggiamenti con i quali sarebbe stato riconosciuto il deficit cognitivo. L’inchiesta si allarga.
LEFFE. Depositati gli esiti dell’esame dello psichiatra, saranno presentati in udienza il 4 marzo. La donna: «Mi sento una cattiva mamma e provo molto dolore e rabbia verso me stessa».
LA DECISIONE. La Corte d’Assise d’Appello ha accolto l’istanza della difesa. Contrario il Pm.
IL PROCESSO. «L’ho lasciata sola alcune volte». Lo ha detto Alessia Pifferi davanti alla Corte d’Assise di Milano, nel processo in cui è imputata per l’omicidio volontario aggravato della figlia Diana di soli 18 mesi, morta di stenti.
IN TRIBUNALE. Il lettino della piccola Diana «era senza lenzuola né cuscino» e la bimba «si vedeva che era stata sciacquata, perché la testa era umida».
IN TRIBUNALE A MILANO. Respinta la richiesta di perizia psichiatrica per Alessia Pifferi, la 37enne a giudizio per omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di quasi un anno e mezzo, abbandonandola da sola in casa per sei giorni nel luglio dello scorso anno.
In tribunale. Iniziato il processo nei confronti di Alessia Pifferi, la 37enne accusata dell’omicidio pluriaggravato della figlia Diana, morta di stenti dopo essere stata abbandonata in casa da sola per sei giorni dalla madre.
Il processo. In aula la sorella di Alessia Pifferi e la mamma: saranno parte civile nel processo. La zia: «La piccola Diana non meritava tutto questo».
Il processo. La Procura di Milano chiede il giudizio immediato per Alessia Pifferi.
Il processo. La donna davanti al gip di Milano. Pronta la richiesta di giudizio immediato.
Dall’autopsia sulla bimba morta nel Milanese altre informazioni: spirò 1 o 2 giorni prima della scoperta del corpo senza vita. La madre la abbandonò in casa per sei giorni.
Leffe. Si aggrava la posizione della madre che aveva lasciato da sola in casa la figlia di 18 mesi. L’autopsia ha rivelato tracce del farmaco. Alessia Pifferi aveva sempre negato di averglielo dato.
Dopo il funerale Si terranno con la formula dell’incidente probatorio gli accertamenti che la Procura di Milano ha disposto sul biberon e sul resto del materiale sequestrato nell’ambito delle indagini sul decesso della piccola Diana.
Il dramma della bimba Nella mattinata di venerdì la bimba di 18 mesi morta di stenti è stata ricordata nelle preghiere a Leffe. Nel pomeriggio il funerale a San Giuliano Milanese, il parroco: «Siamo qui per dire che vogliamo tutt’altro tipo di umanità e di relazioni».