Bimba morta di stenti, «la madre può affrontare il processo»

IN TRIBUNALE A MILANO. Respinta la richiesta di perizia psichiatrica per Alessia Pifferi, la 37enne a giudizio per omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di quasi un anno e mezzo, abbandonandola da sola in casa per sei giorni nel luglio dello scorso anno.

Può affrontare il processo Alessia Pifferi, la 37enne a giudizio per omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di quasi un anno e mezzo, abbandonandola da sola in casa per sei giorni nel luglio dello scorso anno. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Milano respingendo un’istanza della difesa di perizia psichiatrica sulla «capacità di stare in giudizio» dell’imputata.

Istanza di cui avevano chiesto il rigetto anche i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, spiegando che la donna è sempre stata pienamente «lucida e consapevole». Più avanti nel processo la difesa potrà chiedere comunque una perizia sulla capacità di intendere e volere al momento dei fatti.

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Parti civili nel processo la sorella dell’imputata e la mamma: «Non ha mai chiesto scusa, nemmeno nelle lettere che ha inviato a me e a mia madre, e non le risponderò mai fino a che non chiederà almeno scusa, io sono contro mia sorella ed è la parte giusta, perché quella che è morta è mia nipote» ha detto Viviana Pifferi, sorella di Alessia.

Viviana Pifferi anche in aula indossava una maglia con la foto della bimba. Alessia Pifferi per la seconda udienza era presente in aula, accanto al legale e accompagnata dagli agenti di polizia penitenziaria. «È stato giusto non concedere la perizia», ha detto Viviana in relazione alla decisione dei giudici.

Il pm: «È una persona sana»

Alessia Pifferi, ha replicato il pm Francesco De Tommasi, è una «persona sanissima, talmente sana che ha pensato di scrivere dal carcere tante lettere ai media per parlare della sua vicenda e far parlare di sé stessa». De Tommasi, con la collega Rosaria Stagnaro, ha evidenziato che in nessuna delle relazioni mediche agli atti sono contenuti elementi su problemi mentali della donna. Ha depositato ai giudici «l’audio e il video del primo interrogatorio della sera del 20 luglio in Questura, dove appare come una persona sempre lucida, orientata, capace di descrivere nel dettaglio, senza far trasparire particolari emozioni, poco dopo il ritrovamento del corpo di Diana».

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