Gandino, futuro verde con la rinascita del Farno

L’OPERAZIONE. Si lavora al nuovo Pgt, al via la demolizione dell’ex Colonia. Non solo industria, il paese punta sul verde. Ogni anno 100mila visitatori.

Gandino

Per il futuro, il paese delle industrie guarda in alto, al verde del Farno e della Val Piana, ma anche di Sparavera e Val d’Agro. Compresa la demolizione dell’ex Colonia, Gandino ne fa un ragionamento a 360 gradi: «La crescita, innanzitutto in termini di qualità della vita – sintetizza il sindaco Filippo Servalli – passa dalla natura che ci circonda. Se rendiamo attrattivi i luoghi, lo diventa pure l’abitare. L’operazione al Farno va nella direzione di creare un paese in cui gli spazi all’aperto promuovono il vivere. C’è già chi, magari a 60 anni e più, ha scelto di prendere casa qui».

Il piano di governo del territorio

Il Comune lavora al nuovo Piano di governo del territorio: in approvazione per l’estate, sarà operativo dall’autunno. «Il tessile – è l’analisi del primo cittadino – è ancora un tema importante, con una bella fetta di addetti, ben il 62%. La media provinciale è del 4,7. Abitato e produttivo non sono che una parte della nostra realtà: dei 29 chilometri quadrati di superficie, circa la metà è a verde. Appunto una delle carte su cui puntiamo». I residenti si mantengono a quota 5.150: in un anno si contano 60 morti e 30 nascite, ma gli arrivi extra, non soltanto stranieri, compensano.

È in corso una ricerca dell’Università di Bergamo proprio nell’ambito della revisione del Pgt. Scrive il team coordinato dai professori Federica Burini e Lorenzo Migliorati, il cui lavoro proseguirà fino a marzo 2026: «Per avviare una riflessione rispetto al futuro del territorio gandinese, diventa imprescindibile riflettere sulle potenzialità che un territorio possiede a livello paesaggistico».

Il futuro dell’area della ex colonia

Il pensiero sale al Farno, per l’area che si sta rinaturalizzando proprio in questi mesi attorno all’ex Colonia delle Orsoline. Costruita negli anni Sessanta e poi ampliata, dismessa da una trentina d’anni, è un fabbricato di oltre 2.300 metri quadrati. Un «mostro» di cemento, un fantasma, come la seggiovia che dal 1960 al 1976 collegava il paese (550 metri di quota) alla stazione di arrivo (1.250). Luoghi da sempre attrattivi, tanto che una foto del 1930 riporta nella didascalia: «La neve sui campi del pizzo Formico richiama 1.500 sciatori da tutta la Lombardia». A quell’epoca via fune, oggi attraverso la strada di 6,5 chilometri. Non senza problemi, calcolando che nei fine settimana si arriva anche a 800 auto in sosta, poi si chiude. «Controllate dalla videosorveglianza – rileva il sindaco Servalli –, tramite le targhe siamo in grado di dire che giungono da tutta la pianura lombarda, perché siamo i più prossimi alle città».

Meta gettonatissima: 100.000 visitatori all’anno, tra cui una marea di giovani. Qualcuno rimpiange la seggiovia, tema di uno studio economico della professoressa Stefania Servalli (UniBg): «Era in funzione tutto l’anno e dai resoconti emerge un andamento altalenante. Arrivati in quota, in inverno c’era la sciovia fino alla cima della conca del Farno. I volumi però non erano tali da poter sostenere i costi di gestione». Lo studio prosegue e verrà raccolto in una pubblicazione.

Tornando al futuro, non è soltanto turistica la prospettiva che l’Amministrazione vede per il Farno. Puntualizza il primo cittadino: «Certo, va studiato un modello diverso di accoglienza ed è indubbio che qui la vacanza è tutti i giorni. Non con la quantità di neve del passato, ma di sicuro con un’attrattiva ancora più ghiotta con la demolizione dell’ex Colonia: la natura. A cominciare da chi a Gandino ci vive, principali fruitori di questo patrimonio». È già sorto l’infopoint, con i fondi di Comune e Gal, quindi si è messo mano a strada, barriere, parcheggi e arredo urbano, per migliorare l’accesso. Ora la demolizione e il ritorno del verde. Il progetto è degli architetti Elia Franchina e Alessandro Noris.

Il progetto di riqualificazione dell’area dell’ex colonia

«Degli 8.000 metri cubi dell’ex Colonia – entra nel merito Filippo Servalli – ne utilizzeremo 800: oltre all’infopoint (80 metri quadri) già in affidamento a PromoSerio, sorgeranno un chioschetto (135 metri quadri), i bagni e piccole infrastrutture, come barbecue, 5-6 bungalow (35 metri quadri), spazi sportivi, giochi e altro. Attorno alla storica chiesetta dell’Assunta pochissimo consumo di suolo e tanto verde». I tempi sembrano maturi per le ruspe. Spiega il sindaco: «Si è messo di traverso un imprevisto: nel tetto è stato trovato dell’amianto. Per procedere, aspettiamo soltanto l’informativa dello Sportello amianto». Lo sguardo verde va oltre il Farno. Alla Montagnina e al rifugio Parafulmine (proprietà della Comunità montana) sono previsti altri interventi pubblici di miglioramento: pozze di abbeverata delle mandrie, spogliatoio compreso di approvvigionamento idrico, collegamento pedonale e manutenzione del sentiero dal Tribulino dei Morti a Fogarolo (con il Comune di Rovetta). La direzione appare chiara e porta lassù. In mezzo al verde, il colore della speranza.

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