«In sirena, ma poche auto si spostano: minuti che fanno la differenza per il paziente»

IL REPORTAGE . In viaggio sull’automedica della Croce Verde del trasporto sangue: sirena e lampeggianti ma pochi si spostano. Persico:

L’automedica si fa largo in sirena, o meglio vorrebbe farsi largo in mezzo al traffico. L’Alfa Romeo Tonale della Croce Verde per il trasporto sangue urgente è partita alle 17.30 dalla sede di Brusaporto diretta a Clusone, alla guida il direttore Erik Persico. È l’orario di punta, sulla strada ci sono colonne di auto, pullman e camion. Qualcuno sulla nostra corsia di marcia si sposta sulla destra, pochissimi si fermano, qualcuno mette le quattro frecce, la maggior parte rallenta. «Non hanno voglia di fermarsi e ripartire – spiega Persico – pensano che non cambi niente per noi quel mezzo secondo in più, ma tutti questi mezzi secondi in più fanno minuti e sulle distanze lunghe, che possono essere anche di 30 chilometri, per il paziente che magari ha un infarto fanno la differenza tra la vita e la morte».

Sulla strada in pochi si spostano

Ci dirigiamo verso la galleria Montenegrone. «Sulle strade a due corsie per senso di marcia le auto dovrebbero lasciare uno spazio al centro, quelli a destra dovrebbero spostarsi a destra e quelli a sinistra spostarsi a sinistra, ma spesso quelli a sinistra tendono a entrare anche loro a destra come se fosse una strada a senso unico a una sola corsia».

L’automedica cerca di restare al centro e per i primi 300 metri sembra andare tutto bene. Davanti a noi c’è un furgone addirittura senza fari accesi. Non si sposta fino all’ultimo momento: «Questo si è reso conto due ore dopo che stava arrivando qualcuno. La Montenegrone è un capitolo a parte dove chiaramente dobbiamo stare attentissimi perché lo spazio è quello che è – prosegue Persico –. Se io ho la strada libera tendo a sorpassare ma devo accertarmi che dall’altra parte mi abbiano visto o abbiano rallentato in un certo modo. Ma il problema fondamentale è che qui l’unico spazio per passare è fermarsi nelle piazzole». Due auto lo fanno e la terza prosegue dritta, mentre se ne fermano alcune che erano davanti a lei.

L’ambulanza spesso si deve fermare

Se la sirena l’hanno sentita gli altri doveva sentirla pure lui, ma di fatto se ne frega». Si sposta solo alla piazzola successiva, ma alle altre piazzole non si ferma nessuno. «E teniamo presente che questa automedica è più stretta e riesce a ricavarsi uno spazio, ma l’ambulanza molto spesso deve fermarsi fisicamente perché non c’è uno spazio per passare». Dalla corsia opposta si ferma solo un’auto in piazzola: «Tutto il resto della fila lo spazio ce l’aveva ma nessuno si è fermato. E adesso c’è anche una curva, quindi io devo fermarmi. Se fossero andati in piazzola io avrei avuto strada libera. Questi rallentamenti continui su un viaggio di 30-40 chilometri fanno la differenza anche di un quarto d’ora. Su un arresto cardiaco ci sono sette minuti per intervenire con efficacia, dopodiché le chance di vita diminuiscono ed è chiaro che sette minuti di differenza per arrivare su un target sono molti. Il problema è che tanti automobilisti sono distratti dal telefono e dai dispositivi delle auto, noi sulle ambulanze siamo più alti e li vediamo benissimo al telefono, io li becco anche solo guardando nei loro specchietti, perché hanno la testa bassa».

I mezzi della Croce Verde

Incidenti a volte capitano, con i 26 mezzi in dotazione alla Croce Verde che copre tutta la provincia con le quatto postazioni di soccorso a Brusaporto, Zogno, Piario e Lovere. «L’ultimo – prosegue Persico – proprio due domeniche fa a Endine con un’auto che ha tagliato la strada alla nostra ambulanza che viaggiava in sirena e lampeggianti. Anziché spostarsi sulla destra ha deciso di entrare nel ristorante a sinistra, quindi l’ambulanza che aveva già quasi terminato il sorpasso si è scontrata con la fiancata dell’auto. A me è capitato di fermarmi davanti al muso di un camion perché la macchina che stavo superando non si è fermata. I problemi maggiori comunque li troviamo in Val Seriana. Non perché sia cambiato il traffico, che negli ultimi 15 anni è sempre rimasto lo stesso. Continuano a dare la colpa alla velocità, ma è il telefono a provocare un così alto numero di incidenti. Quelli che dicono che c’è un problema di velocità in Valle Seriana sono quelli che vanno a 30 all’ora perchè stanno usando il telefono».

«Molte chiamate si potrebbero evitare»

Traffico a parte, Persico sottolinea un altro grande problema che vede quotidianamente da ormai 25 anni: «L’80% delle chiamate di emergenza territoriale si potrebbe evitare. Ho iniziato nel 2000 e facevamo 284 uscite medie al mese con una sola ambulanza, oggi siamo tra le 80 e le 120 uscite giornaliere, circa 2.500 al mese. Ma nell’80% di quelle di emergenza urgenza non era appropriato l’utilizzo dell’ambulanza, perché si tratta di patologie che potrebbero essere risolte dal sistema territoriale. Persone che possono andare all’ospedale da sole, gente con dolori cronicizzati ma soprattutto persone che pensano ancora che arrivare con l’ambulanza in pronto soccorso comporti una precedenza che invece non esiste, anzi è tutto il contrario. Però non glielo togli comunque dalla testa e ad ogni buon conto, nella migliore delle ipotesi è un servizio gratuito. Ci sono anche le chiamate per fini assicurativi, perchè con la relazione dell’ambulanza si pensa di ottenere più facilmente un rimborso. E le telefonate strategiche, quelle per portare la vecchietta in ospedale il venerdì sera così la ricoverano due giorni e loro si fanno il weekend tranquilli. Non esiste alcuna forma di verifica dell’effettiva esigenza del trasporto in ambulanza, la legge non lo prevede, e non esiste una sanzione, cosa che invece hanno cercato di fare con le chiamate improprie in montagna».

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