LiberaMente, la cultura per la salute mentale

VOLONTARIATO. Ogni territorio può diventare comunità che cura.

Alto Sebino

È la convinzione che da 20 anni guida l’associazione LiberaMente odv, piccola realtà di volontariato nata nell’Alto Sebino e aderente alla rete Arci, che ha fatto della cultura uno strumento per la salute mentale. «Per noi cultura significa pensiero, ricerca, informazione per contrastare stigma e pregiudizi, ma anche relazioni, legami e diffusione di buone pratiche: senza cultura cresce quella mancanza di senso che è alla base di tanto disagio», spiega la presidente Maria Bagnis. Ideata da un gruppo di amici, LiberaMente conta ufficialmente una ventina di volontari, anche se la realtà è molto più diffusa e partecipata: «Chiunque può dare una mano, anche solo una volta. Abbiamo sempre creduto che il volontariato non dovesse essere un incarico pesante, ma un’occasione di scambio reciproco: si dà e si riceve».

Gli obbiettivi dell’associazione

Negli anni l’associazione ha promosso convegni, incontri di formazione, laboratori, attività nelle scuole, costruendo ponti con amministrazioni, istituzioni e cittadini. Particolare attenzione ai giovani, soprattutto agli adolescenti che vivono forme di ritiro sociale. Dal 2022 LiberaMente ha avviato un progetto innovativo con oltre 50 ragazzi dell’Alto Sebino: «Adolescenti che si erano chiusi in camera, difendendosi dietro uno schermo e che, giocando e costruendo storie con altri adolescenti che temevano come loro il mondo, hanno ritrovato relazioni e orizzonti», sottolinea la presidente.

Non mancano impegni imminenti e futuri: «Il 10 ottobre l’associazione sarà tra i promotori di un convegno sulla difesa dei “diritti negati” dei pazienti psichiatrici, rivolto in particolare agli avvocati. Il 24 e 25 ottobre a Nembro, con l’Amministrazione comunale, LiberaMente curerà due giornate dedicate a Franco e Franca Basaglia, per riflettere sul legame tra arti espressive e servizi alla persona nel campo della salute mentale». E in inverno un convegno sulle nuove espressioni di disagio giovanile, alla luce dei profondi mutamenti sociali, familiari ed economici.

Il laboratorio di poesia

Intanto, da 20 anni, continua senza interruzioni il laboratorio di poesia, nato da un piccolo gruppo del Cps locale e diventato punto di riferimento territoriale: «La poesia è un bene comune come l’acqua o l’aria: appartiene a tutti e a nessuno, crea legami e benessere», osserva Bagnis. Ed è insita nella comunità anche la cura: «Si parla di dimensione territoriale e comunitaria della medicina. È nel territorio, inteso come habitat, sistema delle relazioni, che si gioca la partita della salute, lì dove si generano i disagi e dove occorre assumersi la responsabilità di offrire risposte».

© RIPRODUZIONE RISERVATA