Valbondione: colpito in testa da un masso, cade e muore

LA TRAGEDIA. L’incidente alle 17,20 di sabato 9 agosto sotto gli occhi di moglie e figlie con cui stava camminando verso il Curò. Fabio Pilenga, 53 anni di Stezzano, è precipitato per 20 metri lungo il versante della montagna: vani i soccorsi.

Valbondione

È morto sotto gli occhi della moglie e delle due figlie con cui stava camminando sul sentiero a poca distanza del rifugio Curò, a Valbondione. Fabio Pilenga, 53 anni di Stezzano, è stato colpito da un masso sulla testa, che lo ha fatto precipitare per venti metri lungo la parete della montagna.

A nulla sono valsi i soccorsi: quando è arrivato il medico rianimatore del 118, con l’elicottero decollato dall’ospedale Papa Giovanni XXIII, per l’uomo non c’era ormai nulla da fare, era già in arresto cardiaco.

In montagna con la famiglia

Quella che doveva essere una camminata in mezzo alla natura e un tranquillo sabato pomeriggio passato con la famiglia, sui sentieri che tanto amava, si è trasformata in una tragedia. L’allarme al Nue 112 è scattato alle 17.20. Pilenga, con la moglie e le figlie adolescenti, stava camminando a poca distanza dal rifugio quando un masso si è staccato improvvisamente dalla montagna e lo ha colpito in testa mentre era sul sentiero. Non c’è stato tempo di evitarlo, lo ha preso in pieno e lo ha fatto precipitare. La moglie e le figlie fortunatamente sono rimaste illese ma Pilenga, colpito violentemente, è caduto per una ventina di metri lungo il versante della montagna. Moglie e figlie, sotto choc, hanno subito chiamato il 112 con il cellulare. La centrale Soreu delle Alpi ha inviato l’elisoccorso dall’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e il Soccorso alpino.

L’arrivo dei soccorsi

Il medico, raggiunto Pilenga, lo ha trovato in condizioni disperate: troppo gravi i traumi riportati. Constatato il decesso, i carabinieri della Compagnia di Clusone hanno avvisato il sostituto procuratore di turno, Emma Vittorio, che ha disposto la restituzione della salma ai familiari e dato il nullaosta alla sepoltura. Il corpo del 53enne è stato recuperato e trasportato con l’elicottero nella casetta del Cnsas di Valbondione, dove sono giunti i carabinieri della stazione di Ardesio per gli accertamenti del caso. In serata è stato trasferito a Stezzano.

Il sentiero

La tragedia è avvenuta a circa 1800 metri di quota nella parte conclusiva del sentiero panoramico, quando mancano una ventina di minuti per giungere al rifugio Curò e dove il percorso si biforca anche in direzione del Passo della Manina.

L’itinerario, in questo tratto, non presenta difficoltà e resta comunque il più frequentato dagli escursionisti che intendono raggiungere il rifugio ma anche dagli appassionati di mountain bike, visto che le pendenze non sono mai proibitive; lo stesso si snoda in un’area a pascolo, spesso alternata a pietraie, che raggiunge il suo culmine ai 2189 metri del Monte Verme. Anche nella giornata di ieri sono stati numerosi gli escursionisti che hanno raggiunto l’abitato di Valbondione tant’è che si è reso necessario istituire il senso unico su via Beltrame Nuova per consentire di adibire a parcheggio la parte destra della carreggiata (evento che capita solitamente solo in occasione dell’apertura delle cascate del Serio).

«Sentieri in condizioni vergognose»

«Probabilmente questa tragedia sarebbe successa ugualmente e non voglio dare colpe a nessuno – sottolinea il sindaco di Valbondione, Walter Semperboni – ma è più di un anno che chiedo al Cai di sistemare i sentieri delle mie zone, che sono in condizioni vergognose, e resto inascoltato. C’è bisogno di più cura per le nostre montagne, che è vero sono arcigne ma un po’ di attenzione in più è necessaria. Il sentiero che va al Curò e quello che dal Curò arriva al Barbellino, ad esempio, sono lasciati all’incuria».

Il Cai è consapevole della necessità di interventi sui sentieri, che sono fondamentali perché permettono di raggiungere i rifugi, ma sottolinea che «secondo la legge regionale la responsabilità della manutenzione ordinaria e straordinaria dei sentieri è in capo ai Comuni e alle Comunità Montane». L’associazione si dice comunque «sempre disponibile a dialogare e confrontarsi con le realtà sovracomunali per impegnarsi insieme a beneficio del territorio». La montagna è sempre in movimento, soprattutto con il cambiamento climatico, e questi incidenti possono succedere «ma di fronte a una disgrazia – conclude il Cai – tutti si fermano a pregare un amico che è andato oltre la montagna».

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