La nuova Comunità della salute parte dall’emergenza adolescenti

Bassa Val Seriana. Il progetto dal 2021, fa scuola in altre zone d’Italia. Il lavoro della rete fra professionisti socio-sanitari e volontariato.

Costruire un modello di salute che sia patrimonio di tutta la comunità e non solo dei professionisti sanitari: è questa l’idea che sta alla base del progetto «Verso una Comunità della salute sul Serio» attivo dal 2021 nei Comuni della bassa Valle Seriana (Alzano, Nembro, Ranica e Villa di Serio) che oggi «fa scuola» anche in altre zone d’Italia. «Abbiamo dato il via a quest’esperienza all’inizio del 2021, partendo dalle ceneri di quello che era stato il Covid nei nostri paesi. Eravamo un piccolo gruppo di persone volontarie provenienti da diversi ambiti professionali e accomunati dall’idea che la salute dovesse essere patrimonio di tutti», racconta la pediatra e referente del gruppo Monica Altobelli.

L’analisi dei bisogni

Medici di medicina generale, pediatri, assistenti sociali, infermieri, operatori sociali e ricercatori in ambito sociosanitario, insieme all’Associazione Shape e al Csv di Bergamo, sono partiti da un’analisi dei bisogni del territorio per capire quale fosse l’ambito d’azione prioritario da cui partire per iniziare a costruire una comunità della salute. «Abbiamo evidenziato l’emergenza adolescenti come prioritaria. Un’emergenza che sul nostro territorio si è verificata essere ancora più emergente rispetto al resto della provincia: abbiamo, infatti, condotto un’indagine epidemiologica con l’aiuto di Ats che ha mostrato che la percentuale dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni con disagio psichico sul territorio dei quattro Comuni è più alta che nel resto della Valle e della provincia». Un altro dato emerso da questa ricerca è che la maggior parte di questi ragazzi accede ai servizi ad alta intensità, come pronto soccorso o neuropsichiatria, da un lato creando un sovraccarico e dall’altro senza una continuità assistenziale. «La ricerca ha rivelato ancora una volta quello che ha evidenziato la pandemia: siamo un sistema ospedale centrico e che lavora sull’emergenza. A noi interessa spostarci sulla prevenzione e sulla medicina territoriale». A partire da questa analisi ha preso il via una vera e propria community lab con il nome di «Paracadute»: una comunità professionale intorno agli adolescenti pensata come paracadute professionale per aiutarli nel momento del bisogno, partendo dalla conoscenza reciproca dei servizi offerti dal territorio.

Una rete per il territorio

Il lavoro della rete è stato quello di intercettare tutti quei professionisti del servizio pubblico che si rivolgono ai ragazzi 12-18 anni: pediatri, medici di medicina generale, assistenti sociali, comparto psichiatrico (Uonpia Gazzaniga, Consultorio familiare di Alzano, Cps e SerD, Servizio adolescenti dell’Asst Bergamo Est; Servizio minori e famiglie della Società servizi sociosanitari Val Seriana; psicologhe degli sportelli scolastici, docenti, educatori). «L’obiettivo è stato quello di conoscersi, confrontarsi, mappare i servizi, individuare criticità comuni e cominciare a costruire percorsi di lavoro condiviso. Ne è nata una comunità di pratica che punta a migliorare il lavoro di tutti e ad una migliore presa in carico anche attraverso l’indirizzo verso servizi più adeguati».

Un percorso che ha messo anche in luce i bisogni emergenti dei ragazzi, che non hanno più speranza nel futuro e soffrono una mancanza di adulti che siano coscienti che la vita di un ragazzo oggi non è più come quella di trent’anni fa.

La presentazione a Bologna

Il gruppo «Verso una comunità della salute sul Serio» è entrato a far parte della rete interterritoriale «Prima la comunità», nata dall’esperienza della Casa della Carità di Milano e guidata da don Virginio Colmegna sul modello delle case di comunità dell’Emilia e della Toscana. Grazie a questa rete l’esperienza della bassa Valle Seriana è entrata in contatto con altre realtà fuori provincia ed è diventata un caso studio interessante anche per altri territori, tanto che la scorsa settimana i volontari sono stati invitati a Bologna a presentare il progetto al primo congresso nazionale «Primary health care now or never» e venerdì 3 marzo saranno a Torino ospiti della «Bottega del possibile» in un incontro pubblico dove il modello bergamasco verrà discusso come modello esportabile anche in altri territori. «Siamo convinti che la comunità non nasca da sola, ma si formi pian piano. Quello che stiamo provando a fare è intrecciare i nodi di una rete, valorizzando tutti i componenti della società per costruire un vero percorso di salute».

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