Sangue, si dona di più. Appello per il plasma: «Coinvolgere i giovani»

L’ANALISI. Nel 2024 lieve ripresa e la Bergamasca supporta altri territori. In crescita anche l’emoderivato ma non basta. «Nuove generazioni fondamentali».

Goccia dopo goccia, e poi sacca dopo sacca, prende forma una «riserva» essenziale, impiegata quotidianamente per salvare vite. Sangue e plasma sono il risultato limpido di una generosità costante, quella dei donatori: e in tempi recenti, dopo anni di flessione (al netto del rimbalzo del 2021, dopo il rallentamento imposto dal picco della pandemia), la raccolta è tornata a crescere.

in Bergamasca c’è stato un incremento dello 0,4% nella raccolta rispetto all’anno precedente, dopo che tra 2018 e 2023 si è perso mediamente l’1% annuo

«Complessivamente lo scorso anno – rileva Luca Barcella, direttore del Dipartimento di Medicina trasfusionale e di Ematologia della provincia di Bergamo, che coordina le attività dei diversi ospedali, e direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale del “Papa Giovanni” – in Bergamasca c’è stato un incremento dello 0,4% nella raccolta rispetto all’anno precedente, dopo che tra 2018 e 2023 si è perso mediamente l’1% annuo. Lo stato di salute del mondo trasfusionale è buono sul nostro territorio: per i globuli rossi c’è autosufficienza, e anzi la Bergamasca supporta altri territori e fornisce sangue ad altri ospedali fuori provincia; per il plasma l’autosufficienza ancora non c’è, ma le donazioni sono in crescita, e anzi Bergamo raccoglie il 20% di tutta la Lombardia».

«Fare squadra»

«Reperire» gli emoderivati è un gioco di squadra e racconta della forza del tessuto bergamasco: il 75% della raccolta avviene tramite le associazioni (l’Avis in primis, ma esistono anche realtà più piccole), l’altro 25% direttamente nei centri trasfusionali degli ospedali. «Bisogna però rilanciare continuamente l’appello affinché più persone facciano la scelta di donare – ragiona Barcella –: oggi, lo fa solo il 3% della popolazione». C’è anche un nodo demografico: «La popolazione invecchia, e la donazione ha dei limiti di età (in generale è di 65 anni, ndr), mentre la quota di giovani si assottiglia – osserva Barcella –, quindi il turnover è più complesso. Lo scorso anno però abbiamo avuto buoni segnali, con un maggiore coinvolgimento dei giovani, e dobbiamo insistere con questo: non è vero che i giovani sono insensibili, magari hanno modalità diverse e lo fanno meno frequentemente, ma la risposta è buona. Un’altra fascia di popolazione da coinvolgere maggiormente è quella delle donne: tra gli aspiranti donatori c’è una sostanziale parità di genere, ma tra i donatori abituale cala la quota delle donne, in particolare dopo la gravidanza». Occorre insistere anche su un tema ulteriore: la donazione del plasma. «Va incentivata – prosegue il medico -, anche se è in aumento. I donatori tendono a polarizzarsi: in Bergamasca il 76% dona solo sangue intero, il 15% dona solo plasma, e appena il 9% dona sia l’uno sia l’altro. Però il plasma può essere donato più frequentemente tra una donazione di sangue e l’altra, va fatta conoscere questa opportunità».

Un’altra fascia di popolazione da coinvolgere maggiormente è quella delle donne: tra gli aspiranti donatori c’è una sostanziale parità di genere, ma tra i donatori abituale cala la quota delle donne, in particolare dopo la gravidanza

Nell’immaginario comune, la donazione viene associata alle sacche di sangue impiegate per le trasfusioni, soprattutto nelle operazioni. Oggi l’orizzonte è più ampio, perché «sangue e plasma sono ormai farmaci salvavita – rimarca Barcella –. Vengono impiegati non solo negli interventi chirurgici e nei trapianti, ma anche per la cura dei malati oncologici. Il plasma, nel dettaglio, serve principalmente per produrre medicinali plasmaderivati, impiegati in particolare per malattie rare come l’emofilia, i deficit immunitari, le malattie autoimmuni».

Il bilancio dell’Avis

Cade oggi la Giornata mondiale del donatore di sangue. Il 2024 dell’Avis provinciale di Bergamo – la realtà più rappresentativa del territorio orobico – si è chiuso con 62.725 donazioni, in aumento del 2% rispetto alle 61.487 del 2024; a mettere il turbo è stato il plasma, con un +8,4% di raccolta nell’ultimo anno. Il bilancio dei primi cinque mesi del 2025 è però tornato in flessione: il totale delle donazioni è calato del 4% (25.382 contro le 26.432 dello stesso periodo del 2024), benché il plasma mantenga un +3,9%.

«Stiamo lavorando per avere un parco donatori giovane, e anche per questo stiamo provando a comunicare con un linguaggio adatto a intercettare nuovi soci»

«I tanti ponti di questa prima parte dell’anno non hanno aiutato – ragiona Roberto Guerini, presidente dell’Avis provinciale di Bergamo –, perché spesso è nel fine settimana che si concentrano le donazioni, ma puntiamo a recuperare, incoraggiati dal fatto che lo scorso anno la raccolta è tornata a crescere dopo anni col segno meno: ma è un trend che si rileva anche a livello nazionale, non solo a Bergamo, e si lega anche alla questione demografica. È però importante il fatto che nei primi mesi dell’anno si sia mantenuta in crescita la raccolta di plasma, su cui siamo molto fiduciosi». Donare, donare, donare. Come un mantra, l’impegno dell’Avis è pancia a terra. «Stiamo lavorando per avere un parco donatori giovane, e anche per questo stiamo provando a comunicare con un linguaggio adatto a intercettare nuovi soci – prosegue Guerini -. Le nuove generazioni sono fondamentali per dare ricambio ai donatori storici». A quasi cent’anni dalla nascita dell’Avis, il messaggio di fondo resta però modernissimo: «La gratuità del dono è fondamentale – conclude Guerini -. È un concetto morale ed etico che continueremo a difendere, per il bene della comunità e dei pazienti».

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