Sui sentieri ognuno al suo passo: colli e valli accessibili a tutti

L’iniziativa. Al lavoro un gruppo di associazioni che si occupano di disabilità. Paolo Valoti (Cai): «Così si realizza il concetto di montagna inclusiva».

«Insieme sui sentieri, ognuno con il proprio passo»: è con questo messaggio che un gruppo di associazioni bergamasche composto da Associazione Amici dei traumatizzati cranici, Associazione disabili bergamaschi, Cai Bergamo, Associazione Omero, Bergamo Aaa e Phb-Polisportiva bergamasca onlus ha ricevuto un finanziamento da Regione Lombardia per rendere i sentieri dei colli e delle valli bergamasche più accessibili a tutti, anche a chi sembrerebbe non poterli percorre. Un’idea che prende le mosse dalle numerose richieste di informazioni ricevute dal Cai di Bergamo sulla percorribilità dei sentieri della Bergamasca e dalla storica attenzione sociale che il Club alpino bergamasco ha sempre dimostrato.

Nascerà una pubblicazione con tutte le informazioni utile sui percorsi e la loro accessibilità

Impegno di solidarietà

«Nel Cai di Bergamo la passione e la dedizione per la montagna si sono sempre intrecciate con un sentimento e un impegno di solidarietà con la gente di montagna. All’inizio degli anni 2000 una richiesta dell’allora assessore alle Politiche sociali del Comune di Bergamo ci ha messo in rete con i Centri diurni disabili per accompagnarli a vivere le bellezze e le esperienze della montagna – racconta il presidente del Cai di Bergamo, Paolo Valoti -. Questo impegno negli anni è cresciuto, non solo in termini di coinvolgimento di gruppi ma anche come impegno per creare, preparare e migliorare alcuni percorsi affinché il concetto di montagna per tutti, di montagna inclusiva, diventasse sempre più concreto». Questa attenzione negli ultimi anni è diventata un impegno condiviso con altre associazioni che, ognuna con la propria specificità, stanno contribuendo a riqualificare i percorsi ritenuti adatti anche a chi presenta delle difficoltà e a renderli adeguati ad una più ampia frequentazione: persone con disabilità, famiglie con bambini, anziani, persone con fragilità motorie. «Un lavoro di squadra che rende la montagna fonte di condivisione, inclusione umana e promozione sociale», prosegue Valoti.

«La potenzialità di questo lavoro non sta solo nel far conoscere quei siti che sono accessibili, ma anche di portare l’attenzione delle istituzioni sul tema e innescare un processo virtuoso per migliorare il grado di accessibilità del nostro territorio»

Attraverso il confronto con le altre associazioni del territorio il Cai ha quindi raccolto informazioni sulle diverse forme di disabilità e le tipologie di ostacoli che possono essere affrontati nel tentativo di accedere ai sentieri. È nata l’idea di mappare questi percorsi, individuando quelli più facilmente fruibili ed effettuando dei sopralluoghi tecnici che porteranno alla creazione di una pubblicazione nella quale verranno indicate tutte le informazioni utili per capire a chi è accessibile quel percorso e quali difficoltà si possono riscontrare. «Bergamo Aaa è stata coinvolta per la competenza interna sulle barriere architettoniche. Insieme al Cai abbiamo messo a punto schede di rilevazione dei sentieri per rendere con precisione il grado di accessibilità e permettere alle persone di farsi un’idea di quello che possono trovare – spiega Nicola Eynard, presidente di Bergamo Aaa -. La potenzialità di questo lavoro non sta solo nel far conoscere quei siti che sono accessibili, ma anche di portare l’attenzione delle istituzioni sul tema e innescare un processo virtuoso per migliorare il grado di accessibilità del nostro territorio».

Le associazioni della rete, con le persone che le compongono, saranno poi protagoniste dirette della fase di test e di sperimentazione di questi percorsi, per collaudarli e testarne la difficoltà prima di dar vita alla pubblicazione. «Se penso alle persone con lesione spinale che si rivolgono ad Adb, molte erano appassionate di montagna e una volta in carrozzina sentono di non poterlo più fare. Questo progetto è l’occasione per permettere a tutti di tornare a frequentare la montagna, ma anche di promuovere una sempre maggiore inclusione», spiega il presidente di Adb Claudio Tombolini.

Incontrarsi con altri

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Paola Dellera, presidente di Associazione amici dei traumatizzati cranici: «La nostra associazione lavora con persone con gravi cerebrolesioni. Abbiamo sempre operato all’intero dell’Asst Papa Giovanni, ma il Covid ha bloccato questo fronte. Così abbiamo iniziato a sviluppare progetti per il tempo libero. Questo progetto si inserisce in questo filone e consente ai ragazzi, che sono molto soli, di togliersi dalla monotonia e di incontrarsi con altri». E il presidente di Phb Mauro Olivieri conclude: «In questa iniziativa vedo due grandi motivazioni: promuovere attività strettamente correlate al benessere della persona e allo stesso tempo fare rete con una pluralità di associazioni che insieme possono essere più efficaci per raggiungere obiettivi comuni». Ora non resta che aspettare e scoprire quali percorsi potremo percorrere tutti insieme, ognuno con il proprio passo.

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