
Volontariato / Pianura
Giovedì 21 Agosto 2025
Un pasto caldo e parole gentili, la mensa cura i rapporti umani
L’ASSOCIAZIONE. La Quercia di Mamre dal 2014 è diventata, a Treviglio ma non solo, sinonimo di sostegno ai bisognosi. Nel 2024 serviti 70.446 pasti e altri 53.724 distribuiti a famiglie ed enti.

L’ambiente profuma di pulito e sembra fregarsene del caldo torrido, che rimane oltre le finestre splendenti. Le sedie sono tutte rigorosamente capovolte, sui tavoli. I pavimenti aspettano di asciugare, così come gli ultimi volontari di chiudere il servizio. Nei grandi ambienti di via Rossaro 8 regna il silenzio. I passi, le chiacchiere, il tintinnio delle posate sui piatti e quello dei mestoli nelle padelle torneranno domani, alla solita ora, dalle 11,15 alle 13, quando la mensa sarà di nuovo aperta, accessibile. Rosalba Forlani, 59enne di Caravaggio, si guarda intorno soddisfatta: «Non si va a casa finché non è tutto ordinato e pulito, perché domani si riparte», afferma. È lei a capo di questa «brigata di cucina». È lei, da tre anni, la presidente dell’associazione del 2013 «La Quercia di Mamre odv», che poi dal 2014 è diventata, a Treviglio ma non solo, sinonimo della mensa per i bisognosi.
Sguardo che non giudica
Un punto d’accoglienza dove chi vive in difficoltà può trovare a pranzo, da lunedì a sabato per tutto l’anno, un pasto caldo e nutriente, ma anche una parola gentile, un abbraccio, uno sguardo che non giudica. «Ovviamente il cibo e l’alimentazione sono importanti, è un bisogno primario e noi siamo in prima linea per garantirlo, ma quello che si crea attraverso un piatto è anche un rapporto umano, una relazione», prosegue Forlani. È entrata nell’associazione dodici anni fa: «Avevo sempre fatto volontariato, in oratorio e con i bambini - dice -. Poi un giorno ho accompagnato mia figlia e mia nipote qui, per mostrare loro questa realtà e non me ne sono più andata. Sono diventata volontaria e poi da cosa nasce cosa». Accanto a lei c’è Antonella Bosco, 63 anni, di Calvenzano. Anche lei è arrivata «quasi per caso», tre anni fa. Oggi è vice presidente e gestisce la segreteria. Sono «sempre qui». E in effetti le faccende da sbrigare sembrano infinite.
Sono 140 circa le persone, della zona ma non solo, che ogni giorno si siedono a tavola. A chi lo chiede viene pure dato un sacchetto per la cena e a volte anche dei vestiti. Inoltre è attivo un servizio di distribuzione settimanale di beni alimentari per nuclei famigliari in difficoltà, residenti sia a Treviglio che nel territorio limitrofo
I tanti volontari
I volontari, che si alternano in turni, sono tanti (oggi quasi una novantina, ed erano partiti in una quarantina), però sono anche 140 circa le persone, della zona ma non solo, che ogni giorno si siedono a tavola. A chi lo chiede viene pure dato un sacchetto per la cena e a volte anche dei vestiti. Inoltre è attivo un servizio di distribuzione settimanale di beni alimentari per nuclei famigliari in difficoltà, residenti sia a Treviglio che nel territorio limitrofo. «Nel corso del 2024 - racconta Bosco - abbiamo distribuito 70.446 pasti in mensa e dato a famiglie e associazioni il controvalore di 53.724 pasti».
«Entrano circa 537 tonnellate, tra frutta e verdura, prodotti freschi, alimenti secchi, pane e similari»
Numeri importanti, come quelli relativi al cibo che quotidianamente arriva da supermercati e negozi della zona, ma anche grazie alla generosità di aziende e privati: «Entrano circa 537 tonnellate, tra frutta e verdura, prodotti freschi, alimenti secchi, pane e similari». Tutto viene rigorosamente scaricato ogni mattina dai volontari e poi sistemato con attenzione nella dispensa, negli scaffali e nelle celle frigorifere. «In base alle disponibilità, come avviene in una famiglia, stilo un menù che poi passo alla cucina», afferma la presidente. Tante le collaborazioni portate avanti negli anni. La Quercia accoglie, fra gli altri, gli studenti di Abf Treviglio Centro formazione professionale, ma anche ragazzi del Centro diurno Cps e «persone inviate dal Tribunale di Bergamo che scontano lievi pene comminate con servizi di utilità sociale», aggiungono. E per il futuro? Il desiderio è quello di continuare a prestare questo servizio, e di farlo al meglio, anche perché «il bisogno è grande e dopo la pandemia c’è stato un aumento dalle richieste». C’è poi un sogno che la presidente spera di realizzare a breve: l’apertura nella struttura di un ambulatorio dove personale sanitario potrebbe alternarsi per garantire una presenza e un’accoglienza anche in questo ambito.
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