No alla zona rossa, scontro ad Alzano
L’opposizione chiede tutte le carte

L’opposizione chiede di visionare eventuali scambi ufficiali tra l’amministrazione e altri livelli. Il sindaco Bertocchi replica: «Noi avevamo l’ordinanza pronta. Non sappiamo cosa sia successo e perché»

Vogliono vedere le carte, gli scambi ufficiali, i veri motivi che hanno impedito la chiusura totale, la zona rossa. I consiglieri d’opposizione della lista «Alzano Viva» hanno deciso di andare a fondo e verificare nel dettaglio la cronologia del limbo in cui un mese fa è piombato il Comune della Valseriana. Che insieme a Nembro è il cuore dell’emergenza, la zona più colpita della Bergamasca, dove si piangono centinaia di persone morte a causa del coronavirus.

Difficile dire cosa sarebbe successo se i trecento tra carabinieri e poliziotti, pronti a Zingonia e Osio Sotto, fossero entrati in azione per sigillare i confini di Alzano Lombardo e Nembro. Difficile dirlo perché non è avvenuto. E da allora, con la crescita esponenziale di contagiati e soprattutto decessi, in molti vogliono chiarezza a tutti i livelli. Le domande sono tante: perché non è stato dato il via libera alla zona rossa? Chi ha avuto la responsabilità della non decisione? Sono state fatte pressioni per evitare la chiusura? Ha prevalso la ragione economica alla salute dei cittadini?

«Abbiamo presentato una richiesta di accesso agli atti per avere tutta la documentazione formale e tutti gli scambi istituzionali - spiega Simonetta Fiaccadori, capogruppo della lista Alzano Viva -. Vogliamo capire se il Comune abbia presentato un’istanza, un appello, un richiesta formale di zona rossa, una presentazione del bisogno della città. Alla prefettura, alla Regione oppure al governo. Abbiamo presentato questa richiesta qualche giorno fa e non abbiamo ancora ricevuto risposta».

L’attacco è duro e diretto al sindaco Camillo Bertocchi, che a detta dell’opposizione ha assunto una linea troppo morbida e non ha condiviso i problemi. «Noi abbiamo chiesto un’informativa già il 23 febbraio - continua Fiaccadori -. Non è mai arrivata. È stata convocata solo una commissione il 20 marzo, quasi a un mese di distanza. Se un sindaco vuole la zona rossa chiama tutto il Consiglio e vota un documento per fare pressione. Invece non è avvenuto nulla».

Il primo cittadino prova a rispondere elencando le decisioni prese in quei giorni così difficili per tutta la media Valseriana. «In tutte le dichiarazioni che ho rilasciato, sempre, la premessa è sempre stata che andavano seguite le decisioni della comunità scientifica. Lo diceva la Regione e non potevamo che dirlo anche noi - spiega Bertocchi -. Noi il 27 febbraio, insieme ad Albino e a Nembro, abbiamo emesso un’ordinanza per non aderire alla riapertura dei bar dopo le 18. Erano giorni in cui, in altri Comuni, succedeva tutt’altro. Siamo stati assaliti dai nostri commercianti che si lamentavano della nostra decisione».

Poi il sindaco ritorna sui quattro giorni precedenti a decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha varato la zona arancione ed escluso, di fatto, la zona rossa ad Alzano e Nembro. «Avevo già l’ordinanza pronta, avevo già organizzato la Polizia locale. Le forze dell’ordine ci avevano confermato la chiusura totale. Purtroppo non so cosa è successo e perché. Ora ci dicono forse c’era un parere dell’istituto superiore di sanità che non stato seguito dal governo. Se è davvero così dovranno dirci perché non è stato seguito». E sulla richiesta di accesso agli atti la replica è amara: «Adesso stiamo piangendo i nostri morti, ma poi ne avrò molte da dire. Hanno presentato una richiesta del genere in questo momento, nemmeno una telefonata di solidarietà».

L’opposizione non risparmia critiche anche al consigliere regionale della Lega Roberto Anelli, che durante una trasmissione di Bergamo Tv aveva sostenuto la necessità di tutelare l’economia. Un video che la minoranza sostiene sia stato rimosso dalla pagina Facebook del Comune. «Il video non ci risulta mai stato pubblicato sul profilo del Comune - spiega Bertocchi - e comunque assolutamente mai da noi rimosso». Mentre Anelli rivendica le dichiarazioni di un mese fa: «Io sono sempre stato d’accordo sul chiudere tutto quello che era superfluo: bar, ristoranti. Ma allo stesso tempo ho fatto notare che c’erano attività produttive a cui un chiusura immediata avrebbe creato non pochi problemi. Di sicuro non ho mai fatto post chiedendo alla gente di andare a fare l’aperitivo nei bar per far ripartire Bergamo».

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