Furti e ricettazione: tre algerini
arrestati nella Bergamasca

Tre arresti sono stati eseguiti anche in provincia di Bergamo nel corso del blitz della Guardia di Finanza di Milano nell'ambito dell'operazione «Special
hajj»: oltre cento finanzieri del nucleo di polizia tributaria, in collaborazione con altri reparti del corpo e con le unità antiterrorismo francesi, austriache, svizzere, spagnole, inglesi ed algerine, hanno eseguito all'alba di giovedì 12 novembre 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere, di cui 6 in Italia e tra queste tre a Bergamo: due in città e una ad Almenno San Salvadore. 

In città, e precisamente in zona via Carnovali, è stato scoperto anche un magazzino, pieno di prodotti elettronici che a un primo esame risultano frutto di ricettazione: televisori, computer e navigatori satellitari. È in corso un inventario per stabilire il valore degli oggetti trovati.

Le ordinanze sono state emesse dal gip di Milano, Gambitta, nei confronti di un'organizzazione criminale internazionale formata da soggetti algerini responsabile di molteplici reati quali il possesso e la fabbricazione di documenti d'identità falsi - reato introdotto con la legge speciale antiterrorismo del 2005 - ricettazione ed altri reati di falso, il tutto con l'aggravante della transnazionalità.

Le indagini del Gico, iniziate nel 2007 e coordinate dal procuratore della Repubblica di Milano, Luigi Orsi, hanno fatto emergere un'organizzazione operativa in Italia e capillarmente ramificata a livello internazionale, composta anche da alcuni soggetti inseriti nelle liste antiterrorismo dell'Onu, che riproduceva documenti falsi per consentire agli associati libertà di movimento su tutto il territorio europeo e nordafricano avvalendosi di molteplici identità di copertura.

Spesso sono state usurpate le identità di calciatori algerini che nel tempo hanno militato nei campionati professionistici europei. Scopo dell'organizzazione era poi l'invio di denaro in Algeria. L'associazione si finanziava attraverso la commissione sistematica di borseggi, rapine e furti e provvedeva anche a ricettarne i ricavati: un volume d'affari di un milione di euro in tre anni.

Il denaro veniva poi trasferito con corrieri in Algeria, senza superare i limiti di valuta esportabile - 10.000 euro - e, per non destare sospetto, utilizzando ogni volta identità di copertura diverse. Nel corso delle investigazioni sono stati rilevati contatti tra gli indagati e soggetti nordafricani coinvolti in indagini per terrorismo internazionale da diverse magistrature europee.

Oltre ai 17 arresti di giovedì 12 novembre, negli oltre due anni di indagini svolte sono state già arrestate altre 6 persone per reati di falso ed immigrazione clandestina.

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