L'ultrà: se sarò condannato
chiederò i lavori socialmente utili

L'ultrà atalantino, M. P. di Urgnano, che sabato 22 maggio era stato arrestato con l'accusa di aver picchiato un gruppo di moldavi che stava festeggiando la vittoria dell'Inter nella finale di Champions League, ha domandato - in caso di condanna - di essere ammesso ai lavori socialmente utili del suo paese.

È la principale novità dell'udienza di giovedì 26 maggio. Davanti al giudice Donatella Nava, i due avvocati, Federico Nava e Alessia Cortinovis, del ventisettenne, il cui arresto era stato convalidato e che in direttissima si era avvalso della facoltà di non rispondere, hanno chiesto il differimento del processo (rinviato il 22 luglio) per avere il tempo di risarcire i moldavi e accordarsi con i Servizi sociali del Comune di Urganno, in quanto - in caso di condanna - il giovane vuole essere ammesso ai lavori socialmente utili. La richiesta è finalizzata ad avere - sempre in caso di condanna - la pena sospesa.

Il presunto teppista è accusato di aver aggredito un gruppo di moldavi in viale Papa Giovanni poco dopo le 23. Secondo il pm avrebbe colpito con la fibbia di una cintura borchiata V. C., 22 anni, che abita a Torre Boldone, provocandogli contusioni al volto, al cuoio capelluto, al collo e al torace (7 giorni di prognosi). Inoltre, stando alle contestazioni, avrebbe tentato di ferire con una catena E. P., 24 anni, residente ad Alzano, e sempre con la stessa catena avrebbe danneggiato il vetro deflettore della Bmw 320 di proprietà della sorella di uno dei moldavi, accanendosi contro l'auto anche con una mazza da baseball con cui avrebbe sfondato il parabrezza.

M. P., che ha un precedente di polizia per resistenza a pubblico ufficiale, è stato arrestato dai poliziotti una ventina di minuti più tardi dopo averlo intercettato in via Tasso e inseguito fino in via Paglia. Indossava una felpa atalantina con la scritta «A guardia di una fede»; attorno al torace, nascosta sotto la maglietta Lacoste, aveva una cintura, mentre nelle mutande celava un fumogeno. Sulla sua auto gli agenti hanno inoltre sequestrato una catena e una spranga.

Sul cellulare del ventisettenne, inoltre, i carabinieri hanno scoperto sms minacciosi del tenore «Uccideteli, stanno venendo a Bergamo», che sembra essere appunto riferito ai tifosi interisti.

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