Due criminologi: «Yara e Sarah
si fidavano di chi le ha uccise»

«Yara Gambirasio e Sarah Scazzi si fidavano di chi poi le ha uccise»: concordano su questo particolare i criminologi Francesco Bruno e Carmelo Lavorino che, per «Gente», hanno messo in luce gli inquietanti paralleli tra i due gialli.

«Yara Gambirasio e Sarah Scazzi si fidavano di chi poi le ha uccise»: concordano su questo particolare i criminologi Francesco Bruno e Carmelo Lavorino, che per «Gente», il settimanale Hachette-Rusconi diretto da Monica Mosca in edicola da lunedì 21 marzo, hanno messo in luce gli inquietanti paralleli tra i due gialli.

«Il ritrovamento sugli oggetti di Yara dei due Dna, uno maschile e uno femminile, non fa che dare conforto a questa tesi: una coppia ispira più fiducia. L'omicidio di Sarah è maturato all'interno della famiglia. Chi sia l'assassino di Yara ancora non lo sappiamo ma credo che vada valutato con attenzione l'ambiente a lei più vicino», dice Bruno. Anche secondo Lavorino Yara non ha intuito il pericolo che l'aspettava: «Dopo l'incontro, in entrambi i casi si è innescata una reazione imprevista che ha portato il killer a perdere la testa. E a uccidere d'impeto».

Secondo Bruno sia ad Avetrana sia a Brembate di Sopra si è trattato di delitti pianificati: «Sarah Scazzi cadde in una trappola. E non credo al movente gelosia. Penso a motivi inconfessabili. O forse, più semplicemente, alla più banale delle ragioni: il denaro. Credo che anche per Yara ci sia stata pianificazione. Ed escluderei il movente sessuale».

Chi può essere il killer di Yara? «Qualcuno che ha perso la testa - dice Lavorino -. Una persona della zona, che forse ha seguito le ricerche in prima persona. Ha un'ora e mezza di buco nell'alibi. Si è sporcato di sangue e ha sporcato i sedili della sua auto. Aveva un rapporto con Yara: ha rispettato il cadavere, non ha voluto né distruggerlo, né bruciarlo».

Per Bruno a uccidere Yara è stata una persona fredda: «Ha lasciato il corpo ben visibile, in un campo: voleva che venisse ritrovato. Penso che ci sia stata una segnalazione, una soffiata». «In entrambi i casi - concordano i due esperti - i telefoni cellulari saranno fondamentali perché permettono di dire dove erano i possibili assassini al momento del delitto. Ci diranno i movimenti dell'assassino».

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