Atalanta, l'ipotesi peggiore?
In A con 2-4 punti da scontare

Il giorno festivo ha favorito il silenzio, ma si può fare il punto della situazione sulla nuova bufera del calcio scommesse che ha investito anche l'Atalanta e il suo capitano Cristiano Doni. Ecco la guida alla vicenda, con l'abituale botta e risposta.

Il giorno festivo ha favorito il silenzio, ma si può fare il punto della situazione. Ecco la guida alla vicenda, con l'abituale botta e risposta.

Ci abbiamo dormito sopra, e il giorno dopo si è più lucidi. Proviamo a fare il punto della situazione?
Partiamo dalle certezze. C'è un nuovo scandalo scommesse. Questo non si discute. L'inchiesta della procura di Cremona ha portato 16 arresti: 7 persone sono in carcere e 9 ai domiciliari. E ci sono anche 28 persone indagate a piede libero. L'accusa è di aver alterato o cercato di alterare i risultati di 18 gare di A, B e C.

Ricordiamo qualche nome.
Ai domiciliari ci sono Beppe Signori, bergamasco di Villa di Serio, ex gloria del calcio nazionale e due giocatori dell'Ascoli, Micolucci e Sommese. Tra gli indagati a piede libero Stefano Bettarini, l'ex terzino ed ex di Simona Ventura, e Cristiano Doni.

Già, Doni. Quindi c'è anche l'Atalanta.
L'Atalanta è coinvolta. Nelle 18 partite incriminate ce ne sono tre dei nerazzurri e tra gli indagati c'è Cristiano Doni. Le partite incriminate sono Ascoli-Atalanta 1-1 (12 marzo), Atalanta-Piacenza 3-0 (19 marzo) e Padova-Atalanta 1-1 (26 marzo).

Adesso che succede?
La giustizia sportiva s'è già messa in moto, il procuratore federale Palazzi ha chiesto gli atti alla giustizia ordinaria e entro un mese riceverà tutto il malloppo. Sulla base di quegli atti si farà il processo. Entro gli inizi di luglio partiranno i deferimenti (quindi i rinvii a giudizio), entro fine luglio si andrà a sentenza, sia di primo sia di secondo grado.

Sì certo, tutto un processo del genere in due mesi. Impossibile.
Il processo si chiuderà in due mesi. Questo è certo. Perché la giustizia sportiva non è la giustizia ordinaria, ha altre priorità. Dev'essere veloce. È decisivo rispettare i tempi per l'iscrizione ai campionati e la compilazione dei calendari.

Ma se la rapidità portasse un processo ingiusto?
La giustizia sportiva ha regole diverse. Qui non vale il concetto della colpevolezza «oltre ogni ragionevole dubbio». Diciamo che nel procedimento sportivo io giudice ti condanno se sono ragionevolmente convinto della tua colpevolezza. Ci si accontenta di un onere probatorio inferiore. E c'è un'altra differenza sostanziale: nella giustizia ordinaria l'imputato può avvalersi della facoltà di non rispondere. Nella giustizia sportiva, invece, l'imputato è obbligato a rispondere.

Doni sarà imputato? Cosa rischia?
Il processo si farà, ma potrebbe anche non coinvolgere Doni. La sua posizione è secondaria, Palazzi potrebbe anche archiviare. Oppure rinviarlo a giudizio per illecito sportivo.

Cosa potrebbe succedere a Doni?
Le ipotesi sono due: l'assoluzione, in caso di innocenza, o almeno tre anni di squalifica in caso di colpevolezza.

Tre anni di squalifica?!
Calma: la posizione di Doni si sta già sgonfiando. Perché al momento non risultano intecettazioni dirette.

Che vuol dire? Lui non parla mai?
Esatto. Pare che ci siano 50 mila ore di registrazione, ma Doni non è mai intercettato. Sono gli altri che parlano di lui indicandolo come il referente per le gare dell'Atalanta. Ma sono sempre gli altri che fanno il suo nome. Lui non c'è mai direttamente.

È vero che lo ha scritto anche il gip?
Sì, il giudice per le indagini preliminari, a pag. 28 dell'ordinanza, nel paragrafo riferito ai giocatori coinvolti, scrive testualmente: «Cristiano Doni, capitano dell'Atalanta, è coinvolto pesantemente da chi parla al telefono, ma mancano telefonate in cui sia lui in prima persona a svolgere conversazioni illecite».

Ma allora stiamo perdendo tempo!
Non proprio. Perché al momento nessuno conosce le prove in mano agli inquirenti. Sarà possibile conoscerle solo quando Palazzi farà gli eventuali deferimenti. Quindi diciamo che in base ai documenti disponibili la posizione di Doni e dell'Atalanta è marginalissima. Ma bisogna aspettare di vedere tutte le carte processuali, prima di giudicare.

Doni e l'Atalanta insieme. Per la «responsabilità oggettiva».
Sì, l'Atalanta - per la responsabilità oggettiva - risponde direttamente di quello che combinano i suoi tesserati. Se Doni è colpevole, entra in ballo anche l'Atalanta. Se Doni viene assolto, l'Atalanta ne resta fuori.

E all'Atalanta cosa può succedere?
O viene assolta, oppure diciamo che potrebbe partire nella prossima stagione di A, con una penalizzazione di 2-4 punti.

Ma non c'è l'ipotesi di restare in B?
Ci salva un concetto: la pena dev'essere afflittiva. Per farla restare in B all'Atalanta dovrebbero dare almeno 11 punti di penalizzazione. Sono un'enormità considerate la posizione marginale e le tante attenuanti possibili. Quindi è sensato pensare che - in caso di colpevolezza - si arrivi a una penalizzazione di 2-4 punti da scontare nella prossima serie A. Questo per garantire che la pena sia «afflittiva».

Ma quelle tre partite incriminate?
Ascoli-Atalanta 1-1 è facile da smontare. Le scommesse erano sul 2, sulla vittoria dell'Atalanta. Ma la gara è finita 1-1. Con pesanti commenti di noi che eravamo ad Ascoli, perché tutti eravamo convinti che la partita si potesse vincere, invece la squadra si era evidentemente accontentata di pareggiarla. Quindi concordano di scommettere sulla vittoria e poi giocano per pareggiare? Ma di cosa stiamo parlando?

Nell'ordinanza si dice anche che Doni avrebbe stretto la mano a Micolucci, per sancire l'accordo. E che doveva fare la stessa cosa con Gervasoni contro il Piacenza.
Nelle immagini la stretta di mano non si vede. Magari c'è stata, ma senza che la si veda in tv! E quante volte in una gara due giocatori si danno la mano?!

Andiamo ad Atalanta Piacenza 3-0.
La partita è andata come previsto dalle scommesse. Ma non è una prova di colpevolezza. Nel secondo rigore Gervasoni commette fallo su Ruopolo, non su Doni. E il primo rigore non c'era: lo precede una spinta di Doni a Zenoni che, sbilanciato, colpisce la palla con la mano.

Poi Padova-Atalanta 1-1.
Persino il mio gatto, se avesse l'abitudine di scommettere, avrebbe scommesso su quel pareggio. Il Padova esordiva in casa con Dal Canto in panchina, l'Atalanta non perdeva da 15 partite. Il pareggio era interesse di tutti.

Pietro Serina

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