Per Merelli «Io vagabondo»
Musiche tibetane all'addio

È il giorno del dolore e dell'addio. Tutta la comunità alpinistica ma anche quella bergamasca si è stretta attorno alla famiglia di Mario Merelli, il grande scalatore morto precipitando dallo Scais. A Lizzola gli impianti sciistici sono fermi.

È il giorno del dolore e dell'addio. Tutta la comunità alpinistica ma anche quella bergamasca si è stretta attorno alla famiglia di Mario Merelli, il grande scalatore morto mercoledì precipitando dallo Scais. A Lizzola è caduta una leggera nevicata, bianchi fiocchi che hanno accompagnato ogni impresa di Mario e che ora paiono rendergli l'ultimo saluto.

Gli impianti sciistici sono stati fermati in segno di lutto. C'è un silenzio quasi irreale attorno alla casa Merelli sono giunte tantissime persone commosse e in lacrime: molte coloro che ancora stamattina hanno affollato la camera ardente. All'esterno dell'abitazione, sopra l'albergo, sono appoggiate alcune corone di fiori.

Dall'albergo Camoscio, il corteo si è snodato lungo le vie della borgata alpina dirigendosi verso la parrocchiale di San Bernardino dove don Tiziano De Ciantis, parroco di Lizzola, ha presieduto la messa concelebrata con don Michele Rota e don Mansueto Callioni il sacerdote che, poco più di due anni fa, aveva celebrato le nozze tra Mario e Mireia. La cerimonia è stata animata il coro «Voci orobiche» di Casnigo.

Nel corso dell'omelia, don De Ciantis ha tratteggiato un profilo di Mario, «uomo semplice, di una simpatia non convenzionale, sempre pronto e disponibile, che ti faceva sentire come uno della sua famiglia».

«La sua semplicità si manifesta con gesti umili, essenziali, come chi ti porge una tazza di the».

La chiesa è stata letteralmente presa d'assalto e molti hanno seguito il rito all'esterno sul sagrato. Al termine della liturgia funebre gli altoparlanti hanno diffuso la canzone dei Nomadi «Io vagabondo», che riassume un po' il cammino di Mario. Ma poco dopo sono state ascoltate anche le musiche tibetane, che riprendevano uno dei mantra buddisti più conosciuti (Om Mani Padme Hum) e che tanto amava Merelli, così tanto da volersi prodigare intensamente in diversi progetti umanitari.

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