Il giudice dimentica una firma
Ricondannato: a 16 mesi in più

Due diversi giudici possono valutare lo stesso fatto in modi differenti. La cavia di questo involontario esperimento giudiziario - nato da una svista- è un trafficante di droga italo-belga, arrestato il 24 giugno del 2006 in un albergo di Bagnatica.

Due diversi giudici possono valutare lo stesso fatto in modi differenti. La cavia di questo involontario esperimento giudiziario - nato da una svista- è un trafficante di droga italo-belga, arrestato il 24 giugno del 2006 in un albergo di Bagnatica con oltre tre chili di cocaina.

Era stato pedinato dalla Guardia di finanza di Como e bloccato nell'hotel bergamasco. Da lì in poi la palla passa alla giustizia. Il percorso verso la condanna pare lineare. Il pm chiede il rinvio a giudizio, il fascicolo approda dal giudice dell'udienza preliminare, davanti al quale V. I. sceglie di farsi giudicare con rito abbreviato.

Rimedia quattro anni e otto mesi, sentenza contro cui presenta ricorso. Il verdetto viaggia verso la corte d'appello di Brescia. Nessuno s'accorge che il gup di Bergamo ha dimenticato di firmare la sentenza. Se ne rendono conto i giudici di secondo grado. La legge parla chiaro: per la giustizia italiana non possono esistere verdetti anonimi. Condanna nulla.

Il fascicolo finisce a un altro gup. Il meccanismo per arrivare alla sentenza è identico, con l'imputato che chiede e ottiene l'abbreviato. Solo che stavolta V. I. è stato condannato a sei anni, ossia 16 mesi più della precedente sentenza.

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