Arresti domiciliari per la violenza
Protesta e tensione nel Borgo

La misura degli arresti domiciliari nei confronti dell'accusato della violenza sessuale in Santa Caterina, venerdì a tarda ora ha scatenato la reazione di un gruppo di persone che si è presentato sotto casa dell'arrestato. Clima teso, intervento dei carabinieri.

La misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Vilson Ramaj - il kosovaro accusato della violenza sessuale in Borgo Santa Caterina - chiesti dal pm Gianluigi Dettori e concessi dal gip Patrizia Ingrascì, venerdì in tarda serata ha scatenato la reazione di un gruppo di persone che si è presentato sotto casa dell'arrestato. Il clima era particolarmente minaccioso tanto che è stato richiesto l'intervento delle pattuglie dei carabinieri.

Perché la detenzione nella propria abitazione e non il carcere? «Abbiamo applicato le norme del Codice di procedura penale – spiega il procuratore Francesco Dettori –, che non facoltizzano ma impongono certe linee di comportamento. Sono linee di operatività imprescindibili. Bisogna capire che il pm non è un accusatore puro e semplice, ma è anche il tutore della legalità. Il codice va utilizzato come si deve, non possiamo essere asserviti alle reazioni più o meno razionali dell'opinione pubblica. Nemmeno noi magistrati possiamo essere al di sopra della legge».

Gli arresti domiciliari sono stati scelti, rispetto al fermo, per evitare la reiterazione del reato. Spiega il giudice: «la misura degli arresti domiciliari presso il luogo di residenza richiesta dal pm appare adeguata a salvaguardare le esigenze special-preventive limitando apprezzabilmente la libertà di movimento del prevenuto».

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