Caso Locatelli, i funzionari regionali
«C’erano pressioni per la discarica»

«Pressioni dai politici affinché si trovasse una soluzione per l’autorizzazione della discarica di Locatelli». Lo hanno sostenuto, pur con sfumature diverse, i funzionari della Regione interrogati come persone informate sui fatti dai pm milanesi.

«Pressioni dai politici affinché si trovasse una soluzione per l’autorizzazione della discarica di Locatelli». Lo hanno sostenuto, pur con sfumature diverse, i funzionari della Regione interrogati come persone informate sui fatti dai pm milanesi, nell'ambito dell’inchiesta per corruzione che vede fra gli indagati l’imprenditore Pierluca Locatelli, il politico bresciano Franco Nicoli Cristiani, gli ex vertici della Compagnia delle opere di Bergamo, Rossano Breno e Luigi Brambilla, l’ex assessore regionale all’ambiente Marcello Raimondi, l’ex presidente Roberto Formigoni.

La vicenda è quella della discarica di amianto a Cappella Cantone, che Locatelli intendeva realizzare a Cappella Cantone (Cremona).

L’iter era impantanato per due ragioni: le verifiche del rispetto del «franco di falda» e il contrasto con il Piano Cave della Provincia di Cremona, che in quell’area prevedeva un riempimento agricolo e non amianto.

L’inghippo fu risolto da un atto di indirizzo della giunta regionale, presentato da Formigoni il 20 aprile 2011, che di fatto dava il via libera all’autorizzazione per Locatelli (rilasciata nel settembre 2011).

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