Chicco Cerea agli aspiranti cuochi
«Fare lo chef è fatica, altro che tv»

«Un bombardamento e una bolla mediatica». Non hanno usato mezze parole Maurizio Risi, vice fiduciario della sezione bergamasca di Amira (Associazione Maitres Italiani Ristoranti Alberghi), e Chicco Cerea, che con il suo «Da Vittorio» ha acceso più di una stella nel cielo della ristorazione.

«Un bombardamento e una bolla mediatica». Non hanno usato mezze parole Maurizio Risi, vice fiduciario della sezione bergamasca di Amira (Associazione Maitres Italiani Ristoranti Alberghi), e Chicco Cerea, che con il suo «Da Vittorio» ha acceso più di una stella nel cielo della ristorazione bergamasca, per indicare trasmissioni come «Masterchef».

Programmi che, con lo spirito che anima la vera professione di chef, non hanno nulla a che vedere. Anzi, sono proprio fuorvianti. Cerea e Risi, insieme al grand maitre Francesco Tassi, sabato 1° marzo in occasione dell’open day della scuola, si sono dati appuntamento per raccontare ai ragazzi dell’Istituto professionale alberghiero di iSchool in via Ghislandi come sono riusciti a diventare dei fuori classe nella sublime arte del cibo.

«Da qualche tempo - ha sottolineato Maurizio Risi che tra l’altro è gestore di ristoranti a Bergamo, Mosca e New York - si assiste a un vero bombardamento mediatico di trasmissioni dedicate alla cucina e al mestiere dello chef. Si è portati così a pensare che per arrivare alla notorietà basti poco, un po’ di estro e qualche ricetta ben riuscita e il gioco è fatto. Non è così e, tra l’altro, bisogna anche ammettere che quello di cuoco è un mestiere inflazionato e, come per tutto ciò che è inflazionato, la vera differenza la fa lo studio e la ricerca continua dell’eccellenza».

«Noi cuochi - gli ha fatto eco Chicco Cerea - indubbiamente stiamo vivendo un momento d’oro grazie a trasmissioni tipo “Masterchef”. Bello, ma prima o poi questo momento deve finire e si deve tornare alla realtà. E la realtà è che fare lo chef è un lavoro faticoso, fatto di sacrifici e dedizione, ma che soprattutto per arrivare in alto la strada è lunga e difficile perché di Cracco ce n’è uno solo».

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