Cinque stelle 2.0, Pizzarotti:
«Io alla guida? Fantapolitica»

Il mese scorso aveva fatto andare su tutte le furie il capo del Movimento organizzando un incontro a Parma tra i candidati sindaci a Cinque stelle senza il via libera del comico genovese. Federico Pizzarotti a Bergamo lancia la campagna elettorale di Marcello Zenoni.

Il mese scorso aveva fatto andare su tutte le furie il capo del Movimento organizzando un incontro a Parma tra i candidati sindaci a Cinque stelle senza il via libera del comico genovese. Abbastanza per far presagire una nuova clamorosa espulsione, questa volta non tra i banchi del Parlamento. Alla gogna, sul blog di Beppe Grillo, ci è finito il primo sindaco della storia politica pentastellata: Federico Pizzarotti. Poi la distensione dei rapporti grazie a un duetto a distanza a colpi di cantautori, da Guccini («Vedi cara», finiscono anche i grandi amori intonava Grillo) a Cohen («Anthem», da ogni crepa entra la luce, auspicava Pizzarotti).

Ora però «Capitan Pizza» ha lanciato un nuovo video messaggio ai candidati sindaci Cinque stelle postato sul suo profilo Facebook e su YouTube, una sorta di ripasso dei temi trattati al raduno di Parma. E sabato 12 aprile si è presentato a Bergamo per lanciare la campagna elettorale del candidato sindaco M5S, Marcello Zenoni. Pizzarotti si tiene alla larga dalla campagna elettorale europea di Grillo e, a chi lo vedrebbe come leader della futura generazione Cinque stelle, risponde che è «fantapolitica», eppure continua a porsi come leader naturale della carica degli amministratori pentastellati. C’è da capire se con buona pace di Grillo o no.

Da privato cittadino alla fascia di sindaco in due anni: un’esperienza possibile per tutti?

«Assolutamente sì, per amministrare un Comune non conta tanto l’esperienza politica, quanto la capacità di gestione della macchina organizzativa. Il sindaco ha un ruolo operativo, non è solo, è affiancato da dirigenti e assessori, deve saper ascoltare i cittadini e spiegare quello che si può fare e quello che invece non si può fare. I miei cittadini lo sanno che non si sentiranno sempre dire “sì”».

Le ricordiamo le promesse naufragate sull’inceneritore di Parma...


«Un conto è il battage della campagna elettorale che ha semplificato il dibattito contrapponendo chi era pro e contro l’inceneritore, un altro gli impegni presi nel programma con i cittadini. La battaglia contro l’inceneritore continua, ci siamo arenati davanti all’ostacolo giuridico, ma mai come con noi si è capito quali sono i rischi di un inceneritore sul territorio. Non come Renzi che a suo tempo li difendeva».


Sul suo profilo Facebook ha postato un nuovo video messaggio ai sindaci: la parola d’ordine è buonsenso. Un’alternativa allo tsunami pensiero di Grillo?


«La campagna elettorale e il fare opposizione a Roma sono altra cosa dall’amministrare una città. Se andaste dagli altri sei sindaci Cinque stelle vi parlerebbero come me: per amministrare serve buonsenso e competenza».


Lei è un filino più mediatico degli altri...

«Siete voi giornalisti che mi inseguite».


Diciamo che scrivere e presentare un libro («Il primo cittadino», con Marta Serafini ndr) in giro per l’Italia attira l’attenzione dei media...


«È stato il primo grande caso, spero che diventeremo 20, 50, 100 primi cittadini a Cinque stelle, anche per distribuire il carico delle domande non facili che vengono fatte a me».

Si sente di poter coagulare i sindaci 5 Stelle, come ha fatto a Parma?

«È stata una bella iniziativa, si respirava una bella energia».


Che a Grillo non è piaciuta molto...

«Ma non è vero, ci siamo sentiti e abbiamo chiarito».


Pare che anche i fuoriusciti la cerchino: non è che diventa il nuovo capo dei 5 Stelle?

«Io devo fare il mio. Già adesso, con quel fantastico decreto Delrio, devo fare anche il presidente della Provincia. Eviterei di avere altri lavori aggiuntivi oltre a questo».

Dunque non la vedremo come nuovo leader di un Movimento 2.0?

«No, ho da fare il mio e vedremo anche se ci sarà una fase 2.0. Per ora è solo fantapolitica».

Da Fazio non ha risposto a una domanda: Grillo è sempre il suo leader politico?

«È indiscusso che Grillo sia un punto di riferimento di tutto il Movimento Cinque Stelle: nessuno di noi sarebbe qua se lui non avesse spinto delle persone, dei cittadini comuni, a prendersi il peso e la responsabilità di un’amministrazione, di un Parlamento sulle proprie spalle. Questo gli va sempre riconosciuto. Poi localmente ognuno fa le sue scelte rispetto a quello che è la propria città e le proprie possibilità. Molte norme vanno cambiate a livello centrale, perché i Comuni le subiscono e non hanno possibilità di manovra».

E ritiene che sia giusto farlo dicendo sempre «no» come fanno i Cinque stelle a Roma?

«Non è un dire no: dipende da che proposte vengono fatte. Sui toni però non c’è nessuno più di me che è contrario a urlare».

È solo una questione di toni?

«Se si comunica in un certo modo passa non tanto cosa si è detto ma come lo si è detto. Io dico: spieghiamolo anche se bisogna trovare chi ha la voglia di ascoltare e non limitarsi agli slogan. L’invasione dei banchi del governo fa capire in modo immediato che c’è qualcosa che non va, ma alla fine si evidenzia il gesto e si rischia di far perdere di vista perché lo si è fatto. Per esempio noi siamo stati gli unici a difendere la Costituzione, ma nessuno lo dice».

Immaginiamo che non sia nelle sue corde neppure l’idea di andare in Europa con il tanko di cartone come dice Grillo nel suo tour nei teatri?

«Sulle Europee ci sono finché parliamo di tematiche locali o con riflessi locali, ma sull’Europa non ho mai preso posizione nella mia campagna elettorale».

Euro sì, euro no: non ha un’idea?

«No, finché ci si limita a dire: “La pizza costava meno quando era in lire per cui torniamo alla lira”. Mi sembra un ragionamento un po’ troppo semplice rispetto alla complessità del sistema. Finché non ho strumenti per capire cosa è meglio e cosa è peggio non mi pronuncio. Il tuttologo lo faccio fare a Maurizio Gasparri che discetta anche sul gusto puffo o pistacchio del gelato».

Elena Catalfamo

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