Dalla «stazione» in Cattedrale
Il maresciallo diventa diacono

È il secondo caso in Lombardia di un maresciallo dell’Arma che viene ordinato diacono permanente. E l’emozione è forte per lui e per la sua famiglia. Sono tutti in Cattedrale per assistere alla cerimonia insieme a parenti, amici, carabinieri e diaconi.

Si è spogliato della divisa da carabiniere per indossare la stola e la dalmatica. Ma lui assicura che l’ordinazione a diacono non aggiunge nulla al suo lavoro da maresciallo: «In 34 anni di servizio ho sempre avuto a che fare con la sofferenza, la povertà, i problemi dei giovani» dice Giuseppe Lo Sardo, 52 anni, comandante della stazione di Sarnico dal marzo scorso.

È il secondo caso in Lombardia di un maresciallo dell’Arma che viene ordinato diacono permanente. E l’emozione è forte per lui e per la sua famiglia: la moglie Giorgia, il figlio Vincenzo e le figlie Maria e Chiara. Sono tutti in Cattedrale per assistere alla cerimonia insieme a parenti, amici, carabinieri e diaconi di Bergamo e Brescia, dove Lo Sardo ha passato la maggior parte della sua carriera da militare e del suo percorso religioso.

Il vescovo Francesco Beschi ricorda nell’omelia come il diacono sia un seminatore della Parola, di carità e di se stesso.

Certo è strano, per chi lo conosce, vedere il maresciallo indossare la stola al posto della bandoliera, o amministrare l’Eucarestia invece che ammanettare i malviventi. Ma una cosa non esclude l’altra. Potrà battezzare, benedire matrimoni, predicare, catechizzare. E continuerà a denunciare, arrestare, segnalare, fare posti di blocco e servizi di ordine pubblico.

Domenica la prima Messa nelle nuove vesti e la festa in oratorio.

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