Handicap, Domitilla fa scuola
L’Università sbarca in Sudafrica

Little Eden, Piccolo Paradiso. È la struttura fondata in Sudafrica, alla periferia di Johannesburg, dalla bergamasca Domitilla Rota e dal marito Daniel Hyams, che in 40 anni si sono presi cura di oltre mille bambini handicappati gravi.

Little Eden, Piccolo Paradiso. È la struttura fondata in Sudafrica, alla periferia di Johannesburg, dalla bergamasca Domitilla Rota e dal marito Daniel Hyams, che in 40 anni si sono presi cura di oltre mille bambini handicappati gravi.

Ora che Domitilla e Daniel non ci sono più, è una fondazione – di cui fanno parte le cinque figlie della coppia – a mandare avanti Little Eden, con l’aiuto dell’associazione bergamasca nata per sostenere le attività della struttura. In queste settimane il Piccolo Paradiso è oggetto di studio da parte dell’Università di Bergamo.

Un tirocinio d’eccellenza ha portato due studentesse, un dottorando e una docente dell’ateneo orobico a trascorrere un mese nella struttura, che oggi conta 300 ospiti, tutti con gravi disabilità mentali. L’età media è di 20 anni. L’ospite più giovane ha 14 mesi, il più anziano ha superato i sessant’anni. E di tutti loro si occupa uno staff di 257 persone.

Nicole Gatti, Silvia Zanotti, Francesco Magni e la docente Mabel Giraldo (tutor in Scienze dell’educazione e Scienze pedagogiche) studieranno l’approccio alla cura dell’handicap sperimentato nella struttura, «per poi stilare, alla fine della loro esperienza, un progetto di valorizzazione per il futuro» spiega il professor Giuseppe Bertagna, referente del progetto e direttore del Dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo. Il tirocinio prevede una prima fase di osservazione della struttura, una seconda di lettura e interpretazione della realtà attraverso interviste e alla fine il report, «che renda ragione dell’esperienza pratica svolta e osservata e delle diverse fasi della ricerca». Uno studio delle metodologie di cura, gestionali ed educative nei due istituti di Edenvale che ospitano i pazienti con handicap mentali e fisici. Scrive Mabel Giraldo in una e-mail al presidente della onlus che porta il nome di Domitilla: «Siamo stati catapultati in una realtà grande, non quantitativamente ma di cuore... qui si respira amore. Speriamo di essere capaci di trasmettere nel paper che scriveremo la grandezza della loro missione e del loro cuore».

L’esperienza sudafricana («in una realtà bellissima, che dimostra quanta bontà e intelligenza sia distribuita nel mondo», commenta Bertagna) va oltre il rapporto tra l’Università di Bergamo e l’ente no profit «Domitilla Rota Hyams onlus». Durante il soggiorno sudafricano, il team del nostro ateneo sarà ospite dell’Università di Pretoria e illustrerà il progetto all’ambasciatore e al console italiani in Sudafrica. «Sono infinitamente grato all’Università di Bergamo che con grande entusiasmo ha aderito a questa iniziativa di partnership finalizzata ad un interscambio culturale sulle metodologie di cura e gestione di situazioni di disagio come questa – dice Giuliano Rota Martir, presidente dell’Associazione Domitilla Rota Hyams –. Questa operazione rappresenta un plinto del ponte virtuale fra la terra bergamasca e il Sudafrica». A dar forza all’operazione la visita, la prossima primavera, del cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban. « Dal 2 all’8 maggio sarà a Bergamo per visitare la terra natale di Domitilla. – dice ancora Rota Martir –. Nelle giornate bergamasche celebrerà una Messa al santuario della Cornabusa e parteciperà ad un dibattito in Università sull’apartheid, tema sul quale porterà la sua diretta testimonianza. In questo modo il desiderio di Domitilla e Daniel di creare un ponte virtuale di solidarietà fra Italia e Sudafrica si compie in maniera significativa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA