Il prefetto ha già un obiettivo:
«Spezzare l’inciviltà degli ultrà»

«Bergamo? È una città bellissima. Io vengo dai colori della Sicilia, ma oggi sono stata accolta da un cielo manzoniano...». Francesca Ferrandino sorride, quasi a voler rompere il ghiaccio e a mettere da parte l’etichetta.

«Bergamo? È una città bellissima. Io vengo dai colori della Sicilia, ma oggi sono stata accolta da un cielo manzoniano...». Francesca Ferrandino sorride, quasi a voler rompere il ghiaccio e a mettere da parte l’etichetta. Lo farà altre volte nell’incontro con i giornalisti, ribaltando le domande: «Cosa mi aspetto? Voi che cosa vi aspettate dal prefetto?».

Il neoprefetto, 51 anni, origini napoletane, sceglie nuance scure per il debutto in Via Tasso: tailleur con dolcevita blu, un filo di perle al collo, modi affabili. A mezzogiorno in punto entra nel Salone Ulisse, stringe le mani a tutti e si accomoda al tavolo per la conferenza stampa. Niente preamboli, ma affronta uno a uno tutti i temi che le vengono sottoposti. Con un appunto: «Non parlerei di emergenze di serie A e di serie B. Ogni territorio ha i suoi problemi e il diritto di vederseli risolti».

Si parte dagli ultrà, all’indomani della domenica vissuta sotto assedio per il match dell’Atalanta contro la Roma. Tema caldissimo. «Un bel benvenuto...» dice lei. Per poi aggiungere: «Il problema delle tifoserie è una questione sociale, oltre che di civiltà. Assistere a scene come quelle di ieri non fa bene alla società in generale e a una terra civile come quella di Bergamo. È un problema italiano, non solo bergamasco, ma ci lavoreremo».

Come? Sull’eventualità di aprire un dialogo con gli ultrà la Ferrandino prende tempo: «Di questo parlerò con le forze dell’ordine». In agenda sono già fissati gli incontri sia con le forze dell’ordine che con le istituzioni. «Non mi piace parlare di prefetto - rileva -, ma di Prefettura. La Prefettura è una squadra e come tale ci impegneremo per creare reti oltre che spezzarne altre. Dobbiamo, per esempio, disfare le reti dell’inciviltà degli ultrà o del rischio di infiltrazioni mafiose nei grandi appalti . Tutto questo si fa in squadra».

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