Il vescovo: «Sarà un 2014 difficile
Dobbiamo affrontarlo con forza»

Giorgio Gandola

Finisce stasera un anno rivoluzionario. Non per il pianeta Italia, ma per la Chiesa. E allora cominciamo da qui, da quei tredici giorni che sconvolsero il mondo, la conversazione con il vescovo Francesco Beschi

Finisce stasera un anno rivoluzionario. Non per il pianeta Italia, che ancora vaga nell’iperuranio delle risposte mancate, ma per la Chiesa. E allora cominciamo da qui, da quei tredici giorni che sconvolsero il mondo, la conversazione con il vescovo Francesco Beschi sotto un cielo bergamasco che potremmo definire color blu di Prussia, una miscela di prudente realismo e di luminescenze pronte a rischiarare il futuro.

Eccellenza, in meno di due settimane la Chiesa ha affrontato e vinto la sfida più grande: le dimissioni del Papa. E l’ha vinta grazie a un dono dello Spirito Santo.

«I due eventi in sé, le dimissioni di Papa Benedetto e l’elezione di Papa Francesco, segnano un anno eccezionale sia per il significato sia per le ricadute che due gesti così hanno avuto.

l primo l’ho vissuto con sorpresa, e all’inizio con un certo sgomento. Per un credente, e ancora di più per un non credente, le dimissioni del Papa risultano inattese e provocatorie. Come si fa a pensare che un Papa si metta da parte e che la Chiesa possa camminare speditamente senza più certezza di una guida che l’accompagni fino alla morte? A questi sentimenti è subentrata in me una rinnovata sicurezza per la levatura morale e la serenità con cui Papa Benedetto ha compiuto il gesto. Il più grande dei teologi compie un gesto che certamente non può essere messo in discussione. Ecco, la credibilità personale e teologica di Benedetto XVI ha favorito la trasformazione dello sgomento iniziale in serenità e speranza».

Poi ecco il miracolo uscito dal conclave: Papa Francesco.

«Altrettanta meraviglia per un Papa che non viene né dall’Italia, né dall’Europa, portatore di novità, che ci sorprende già dal nome ancor prima di apparire. E con il nome ci avverte di alcune linee programmatiche del suo pontificato. La disponibilità ad ascoltarlo è sempre nuova perché lui ci sorprende di giorno in giorno. Da parte mia c’è un’attenzione quotidiana ai gesti e alle parole del Papa. La sua scelta di celebrare ogni giorno Messa con i fedeli è diventata elemento di meditazione quotidiana. Non solo parole, ma anche segni forti che stimolano, interrogano, consolano le coscienze».

Nel 2013 un fatto ci ha colpito collettivamente, il sacrificio di Eleonora Cantamessa. E subito dopo la capacità del territorio di elaborare un dolore condiviso con una comunità straniera.

«Il valore di questo gesto nasce da una generosità senza calcolo trasformatasi in tragedia. Un grande, luminoso gesto che ha colpito tutti, una coscienza interiore più forte di ogni calcolo, un seme caduto in terra che non muore ma porta al frutto. E questi semi vanno coltivati».

Quali parole vuole lasciare nelle case dei bergamaschi per l’anno che arriva?

«Sarà ancora un anno difficile, da affrontare con la forza che siamo riusciti a conservare fino ad oggi. Con la meraviglia d’essere riusciti, nonostante tutto, a conservarla. Con la determinazione di voler costruire il futuro. E con sguardo rispettoso e ricco di benevolenza per le giovani generazioni».

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