La cella: Yara era vicina a casa
Bossetti, chiamata di 20 secondi

C’è un accertamento tecnico che in queste ore tiene impegnata una parte degli investigatori e che potrebbe mettere in discussione la ricostruzione fornita in interrogatorio da Massimo Bossetti riguardo al tardo pomeriggio del 26 novembre 2010, quando Yara fu rapita e uccisa.

C’è un accertamento tecnico che in queste ore tiene impegnata una parte degli investigatori e che potrebbe mettere in discussione (ma anche confermare) la ricostruzione fornita in interrogatorio da Massimo Bossetti riguardo al tardo pomeriggio del 26 novembre 2010, quando Yara fu rapita e uccisa.

«Stavo tornando a casa al volante del mio furgone Iveco Daily dopo aver lavorato su un cantiere di Palazzago con mio cognato Osvaldo Mazzoleni – sono state le parole di Bossetti – e percorrevo la strada abituale che mi porta a passare davanti al centro sportivo di Brembate Sopra, per questo ritengo possibile che il mio cellulare alle 17,45 agganciasse la cella di Mapello, via Natta».

Mapello, via Natta: è la stessa cella in cui si trovava il telefonino di Yara in occasione dell’ultimo sms in entrata, quello ricevuto dall’amica Martina, alle 18,49, un’ora dopo. L’accertamento degli inquirenti riguarda proprio la cella di Mapello, via Natta. Una «cella» è quell’area geografica, di dimensioni più o meno estese, coperta da una stessa «stazione radio base» (un’antenna, in sostanza) della telefonia mobile. Con una novità anche sull’ultima chiamata di Bossetti di quel giorno: durò solo 20 secondi.

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