La ragazza ustionata: l’aggressore
rincasa ma sfugge ai carabinieri

«Vivo col terrore che un giorno mi chiamino per dirmi che mia figlia è stata ammazzata». Lancia un disperato appello alle istituzioni il padre della 33enne che lunedì a Torre Boldone è stata picchiata e ustionata con l’olio bollente dal compagno tunisino.

«Vivo col terrore che un giorno mi chiamino per dirmi che mia figlia è stata ammazzata». Lancia un disperato appello alle istituzioni il padre della 33enne che lunedì a Torre Boldone è stata picchiata e ustionata con l’olio bollente dal compagno tunisino.

Una storia aggravata dal fatto che la ragazza è tossicodipendente da anni e ancora più debole per reagire al suo aggressore. «In questi anni ha subito tutte le angherie possibili – racconta il papà arrivato da Venezia, dove vive, per stare vicino alla figlia –. Purtroppo la sua condizione di dipendenza l’ha resa praticamente schiava del suo compagno e di un gruppo di suoi connazionali».

Dopo essere stata medicata per le gravi ustioni riportate al viso e le ferite dovute al pestaggio, la ragazza è stata infatti portata dai carabinieri in un luogo protetto. Da cui lei è fuggita verso mezzanotte, per tornare nella casa di Torre Boldone con il compagno di 24 anni che l’aveva appena massacrata.

Quando i carabinieri sono arrivati per un sopralluogo il tunisino è fuggito dalla finestra. Si sono messi tutti all’inseguimento ma è riuscito a far perdere le tracce.

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