Lo schianto a Pioltello rivissuto in aula: «Sono stata sbalzata fuori dal vagone»

Il processo Il capotreno e i pendolari ricordano i momenti terribili della tragedia 4 anni fa. «Il treno ha cominciato ad accartocciarsi». «Sembrava di essere su un aereo che precipitava».

«Lì per lì ho pensato che fossimo passati sopra alla carcassa di un animale. Mi era già capitato altre volte e il rumore me lo ricordava. È bastato pochissimo per rendermi però conto che non era per niente così…». Le parole del capotreno, uno dei testimoni dei pm milanesi Maura Ripamonti e Leonardo Lesti chiamati ieri a deporre davanti ai giudici del Tribunale del capoluogo lombardo nel processo sul disastro ferroviario di Pioltello in svolgimento in una delle aule bunker nel quartiere di Ponte Lambro, hanno riportato le lancette del tempo indietro all’alba del 25 gennaio di quattro anni fa. A quando cioè il regionale 10452 di Trenord Cremona-Treviglio-Milano passò sopra quel maledetto spezzone di rotaia di 23 centimetri rotto, deragliò e successe il finimondo.

«Come un film dell’orrore»

«Il treno ha continuato la sua corsa e ha cominciato ad accartocciarsi. Ho chiuso gli occhi e quando li ho riaperti ho visto il cielo. Ero a terra sulla massicciata, probabilmente sono stata sbalzata fuori dal vagone dopo che una parte della porta si è staccata e ho visto una scena da film dell’orrore», ha detto la signora Sabrina, che era salita a bordo alla stazione di Treviglio ed è miracolosamente sopravvissuta all’incidente in cui sono morte tre donne, due delle quali originarie della bergamasca, e un centinaio sono rimaste ferite.

«Uno dei viaggiatori ha detto d’aver avuto incubi per mesi: il treno? non lo prendo più»

A costruire il racconto collettivo dell’incidente sono stati una decina di passeggeri e ora tutti parte civile nel processo che vede sul banco degli imputati, oltre a Rete ferroviaria italiana che è anche responsabile civile, l’ex amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile, ora commissario straordinario per la messa in sicurezza della A24 e A25, e altri nove tra ex dirigenti, dipendenti e tecnici del Gruppo Fs.

«Una mitragliata di sassi»

Sul treno c’era anche Franco, pendolare salito a Treviglio alle 6.43 sulla carrozza numero 3, quella che una decina di minuti dopo avrebbe concluso la sua folle corsa schiantandosi contro un palo lungo i binari. «Ho sentito una mitragliata sotto il pavimento», ha provato a descrivere le sue emozioni durante quei drammatici momenti.

«Il treno era diventato indomabile, sbatacchiava a destra e a sinistra. Il rumore, fortissimo, era quello di sassi che ci stavano mitragliando i fianchi». Una sensazione condivisa anche da altri testimoni. «Il rumore di mitraglia, la velocità che aumentava sempre di più, la luce che è andata via, i passeggeri sbalzati ovunque, un ondeggiare innaturale della carrozza e le lamiere del treno che sembrava si potessero aprire sotto i nostri piedi da un momento all’altro», ha «fermato» i propri ricordi un altro superstite.

«Mi sembrava di essere su un aereo che stava cadendo. Poi mi sono messo giù a uovo e ho aspettato l’impatto. Pensavo fosse finita. Dopo di che un silenzio assurdo, una polvere bianca mi ha coperto gli occhiali e mi ha fatto tossire per mezz’ora», ha chiosato il signor Franco. «Sentivo dolori su tutto il corpo, ma ero vivo. E ora sono qui, ma sono cambiato. Non ho dormito e ho avuto incubi per un mese e mezzo o due e adesso non riesco più prendere l’ascensore e non sono più salito su quel treno».

Prossima udienza l’8 marzo quando sarà sentito come testimone il macchinista.

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